LA PARABOLA DEL FIUME E DELLA SORGENTE – Meditando su un passo del Dhammapada

31 12 2008
Il monte kailash
La Montagna di Cristallo: il monte Kailash in Nepal da cui nasce il fiume Brahmaputra

Se compi un´azione salutare falla di nuovo.
Gioisci nel ricordarla.
Il frutto della bontà è la contentezza.
Dhammapada 118


Un giorno il Beato si sedette di fronte ad un piccolo ruscello seguito dai suoi discepoli. In silenzio cominciò a meditare. Petali di loto brillanti come gioielli sollevavano il suo corpo verso l’alto come se non avesse peso. E guardando il piccolo corso d’acqua disse: «Questa, o Ananda, è la sorgente del fiume Brahmaputra: ora è solamente un piccolo ruscello, e all’inizio del suo cammino gocciola solo lievemente dalle rocce, ma via via che si muove verso la pianura si arricchisce delle acque di tutti gli altri fiumi e torrenti che incontra nel suo cammino. Infine le sue acque impetuose rendono fertile la pianura, finché talvolta rompono gli argini e portano sollievo alle terre assetate e desiderose, come fossero riarse dal fuoco.» Così disse e restò in silenzio.
Allora i discepoli cominciarono in cuor loro a porsi domande sul vero significato delle parole del Beato Tathagata, nato dal Loto. Tutti scrutavano nella loro mente, ma solo Ananda infine chiese:
«Cosa sono le gocce o ben Risvegliato, e che cosa è il fiume?»
«Quando il saggio compie il bene, o Ananda – disse il ben Risvegliato, Tathagata, nato dal Loto – non guardi se sia piccola o grande cosa. Seppur piccola e effimera come goccia l’azione del bene suscita altro bene. Perciò il bhikkhu sia come la sorgente che gocciola e lentamente accumula meriti sulla via del bene. Incontrando gli altri esseri e praticando altre azioni meritevoli, quel bene diverrà fiume – il figlio di Brahma che lava i peccati dal mondo – e infine renderà fertile tutta la sua mente, perché straripando, anche dove più arde e brucia essa sarà saziata.»
Ma Ananda chiese ancora: «Le azioni del bene , o ben Risvegliato, sono difficili da ripetere e a volte non ci sentiamo più in grado di compierle. Come possiamo fare allora per diventare ruscelli?»
«O Ananda, io ti dico, in virtù della tua passione per il Dharma tu non diverrai ruscello, ma grande fiume e sappi che molto vale il ricordo. Gli uomini ciechi, accecati da Mara, ricordano solo il male e il fuoco li divora, ma tu pensa alla goccia e al bene dato e ricevuto. Medita su quella goccia, suscita di nuovo la sua piccola illuminazione e in quella luce, anche di umile candela, agisci di nuovo e di nuovo, finché avrai riempito una grande giara cosicché rovesciandola, come dal lago Mapham Tso, scorrerà il tuo fiume.»
Il Beato rimase in silenzio, poi riprese:
«Non dimenticare te stesso. Non dimenticare quanto hai appreso dall’insegnamento e dalle tue azioni. Replica il bene, aggiungi gocce alla tua vita, o Ananda»

Brahmaputra
Il fiume Brahmaputra in Tibet


MERAVIGLIOSO

31 12 2008

La canzone è di Domenico Modugno con nuovo arrangiamento, il video è girato a mio parere molto bene. E poi ci sono Verdone e Scamarcio in versione rockettari dark (alias ex "Cavalieri dalle lunghe ombre"). Pittoreschi!!! E cosa volete di più? Aggiungete un testo sempre suggestivo, che esprime il più sincero augurio per tutti noi: saper vedere la bellezza della vita e saperla ricordare sempre.



LA VARIETA’ MERAVIGLIOSA

30 12 2008
alberodellavita
La varietà degli esseri nell’Albero della Vita
E’ come quando si viaggia: anche se hai visto molte immagini di un luogo non sai mai che cosa davvero troverai.
E così è sulla natura degli esseri umani e della vita. Quando si pensa di sapere già in partenza che cosa ci aspetta, ecco che ci si trova di fronte a qualcosa che ci sorprende: un tratto del carattere, le parole, i silenzi.
Certo è il fascino della mente dell’uomo, che fino in fondo è davvero difficile da conoscere.
Comunque, quando si dice che la vita è bella, penso si intenda proprio questa sua novità continua, anche se non sempre riusciamo a vederla.
Per definire questo sentimento si potrebbe ricorrere a molte citazioni, ma mi piace quello che direbbe un musulmano: «Allah ama la varietà meravigliosa».
Un mio amico dice che è bello essere goccia tra le gocce e così ognuno aderisca alla sua natura e sia ciò che deve essere.
Questo è l’ordine della diversità, l’armonia delle sfere celesti.


MORTE A GAZA

28 12 2008
«Ma non vi danno un po’ di dispiacere
quei corpi in terra senza più calore?»
 Gaza
Bombardamenti tra palazzine fatiscenti, in mezzo alle strade sterrate, alla miseria di povere case, tra donne e bambini. Trecento morti, forse quattrocento… e non sembra finita.
Ma si sussurra che a febbraio ci sono le elezioni in Israele e non sembra difficile trarre conclusioni sulla motivazione di una massiccia offensiva nella striscia di Gaza proprio adesso… carri armati contro sassi. Ci vuole grande eroismo. E forse non è inutile ricordare ancora una volta che si continuano a violare sistematicamente i territori destinati ai palestinesi dalle Nazioni Unite.
Forse per chiedere pace bisognerebbe prima agire con giustizia.
Anziché costruire muri.
 
Ed è lecito chiedersi parafrasando Shakespeare:
Un palestinese «non ha occhi? Non ha mani, membra, corpo, sensi, sentimenti, passioni? Non si nutre dello stesso cibo, non è ferito dalle stesse armi, soggetto alle stesse malattie, guarito dalle stesse medicine, scaldato e gelato dalla stessa estate e inverno?… Se ci pungete, non sanguiniamo, e se ci fate il solletico, non ridiamo? Se ci avvelenate, non moriamo? E se ci fate torto, non ci vendicheremo?… »
 
Ogni parte di quel muro peserà sul cuore di chi l’ha costruito.
Ogni vita tolta ucciderà la felicità in chi l’avrà presa.


RICORDANDO HAROLD PINTER

26 12 2008

25 Dicembre 2008

harold pinter

Lo scrittore premio Nobel Harold Pinter, di cui avevo parlato proprio ieri, se n’è andato oggi. Il mondo rimpiangerà il suo coraggio nell’indagare l’interiorità umana, la capacità di farci riflettere sulla nostra vita e la sua graffiante ironia contro la stupidità del potere



UN ARCOBALENO NELLA NOTTE

26 12 2008
25 Dicembre 2008
In una notte come le altre, i pastori di Betlemme vegliavano all’aperto nelle campagne sotto la luce della luna, e così non fecero molto caso a quei ragazzini che si stavano dirigendo verso di loro: erano vestiti di bianco e sembravano sfiorare l’erba a piedi scalzi nelle loro semplici tuniche che parevano illuminarsi sotto i raggi argentei. I pastori li osservarono curiosi e videro che uno era biondo con gli occhi chiarissimi del colore dell’acqua, il secondo dalla carnagione scura era moro dallo sguardo profondo e il terzo aveva i capelli neri lisci e gli occhi a mandorla. Il loro visi si aprivano in un sorriso che illuminava la notte come fossero stelle.
«Che fate? Voi che vegliate, tra gli uomini, sappiate che un bambino è appena nato qui vicino in una mangiatoia perché sua madre e suo padre non hanno trovato posto nell’albergo. Ha bisogno di tutto, piange perché ha freddo e i genitori non sanno come scaldarlo; non hanno né cibo né acqua…»
Allora i poveri pastori presero chi un panno, chi un po’ di latte o di formaggio, chi un agnellino, perché in quel momento non aveva altro; era poco, ma era tutto quello che avevano, e si diressero verso quella specie di grotta dove a volte si ricoveravano nel freddo inverno con i loro animali. 
Là videro un piccolo bambino che piangeva di freddo, eppure dalla sua culla improvvisata si sprigionava una specie di fiamma come se la paglia stesse prendendo fuoco.

Correggio Natività

Allora i tre ragazzi che li avevano accompagnati si misero dietro di lui e i loro visi parvero ardere, intorno a ognuno di loro sembrava di vedere delle ali, tre paia di ali luminose dei colori dell’arcobaleno. Essi si avvicinarono e lo coprirono con tutti i loro colori lasciando visibile soltanto il viso e avvolgendolo con la loro luce dal rosso all’indaco. Così i pastori capirono che i serafini, i custodi del trono di Dio, stavano vegliando l’Emmanuele… e felici deposero i loro doni accanto a lui.

magi
Nove mesi prima, nel cuore dell’Asia tre saggi matematici, filosofi e astronomi stavano osservando il cielo per interpretare i suoi segni: «Guarda, Melchior, la congiunzione di Giove e Saturno: un re nascerà!»
E l’altro disse: «Sì Balthassar, e vedi il trigono di quel pianeta? Sarà chiamato Signore della compassione e il suo dominio sarà universale»
«Amici, – disse Caspar – Questa è solo la prima delle tre congiunzioni che si verificheranno in questo anno nel segno del nuovo equinozio: si apre una nuova era, colui che aspettavamo sta nascendo, là ad Occidente!»
«Prepariamo i bagagli: dobbiamo andare a onorarlo con i doni dei re e dei sacerdoti: egli sarà Signore dei cieli e della terra perché sarà capace di offrire la sua stessa vita per ogni essere.»
E così si incamminarono seguendo quella stella verso Ovest…


BETRAYAL – TRADIMENTI di Harold Pinter – regia di Fabio Banfo

26 12 2008

24 Dicembre 2008

Betrayal1Seduti al tavolino di un bar due ex amanti si ritrovano due anni dopo la fine del loro rapporto clandestino: ricorrono i soliti «come stai», «che fai adesso» intervallati da pause di visibile imbarazzo e da ricordi che non collimano, stesse storie raccontate in modi ben diversi.
Ogni ricordo sbiadisce come in una vecchia foto e si vive la strana sensazione che tutte le esperienze siano sempre in bilico tra realtà e immaginazione. Ogni traccia rimane come nella memoria di un ubriaco, vacillante, piena di lacune e forse inventata, magari «riveduta e corretta». Sono amnesie provvidenziali che permettono di continuare a vivere, ma documentano efficacemente quell’insostenibile leggerezza che consente di passare dall’intimità di una vita a due alla totale indifferenza anche dopo anni di convivenza o di assidua frequentazione.

pinter3

Questo è Tradimenti di Pinter presentato nei giorni scorsi al Teatro Olmetto di Milano per la regia di Fabio Banfo. E’ il dramma dell’impermanenza e della mancanza di memoria, della vita vissuta con il massimo della distrazione: si segue un certo percorso solo perché si è imboccata quella strada apparentemente unica. Poi qualche condizione esterna cambia, e allora ci si ricorda improvvisamente che «si tiene famiglia», che non si può continuare questa relazione clandestina, diventata ormai una vera e propria convivenza parallela con tanto di appartamento per gli incontri pomeridiani.
Ma se i personaggi tentano di dimenticare come sono andate davvero le cose, Pinter, implacabile come sempre, traccia un doppio anello temporale riportandoci indietro fino al momento in cui tale relazione era cominciata, cioè il giorno stesso del matrimonio di Emma, quando Jerry era stato il testimone di nozze del suo «migliore amico» Robert .
La regia di Fabio Banfo scandisce l’itinerario temporale con didascalie in scena che sottolineano ancora di più le colpevoli dimenticanze, le pietose bugie che i protagonisti raccontano, soprattutto a se stessi prima ancora che agli altri. Tra la chiave ironico- umoristica con la quale talvolta i testi di Pinter vengono interpretati e la visione drammatica e frustrante dell’incapacità dell’essere umano di restare fedele a qualsiasi cosa, il regista ha optato decisamente per la seconda, restituendoci un testo di grande chiarezza dove tutte le motivazioni sono ampiamente sottolineate e sviscerate dalla recitazione.
La vicenda, al di là della scansione temporale, assume però, anche aspetti archetipici delle dinamiche di coppia e potrebbe essere letta a se stante, senza seguire con esattezza la sua scansione temporale perché in essa Pinter ha voluto comunicare il fallimento del rapporto coppia nel suo complesso e tutti si possono riconoscere in questo o in quel tratto perché forse tutti, almeno una volta nella vita, hanno detto quelle stesse parole e frasi magari in circostanze diverse.
Si tratta di matrimoni borghesi destinati a naufragare in partenza forse ancora prima di cominciare e che sembrano basati fin dall’inizio sulla menzogna. Matrimoni a proposito dei quali vengono in mente le parole di Svevo nella Coscienza di Zeno: «Infatti si vive poi uno accanto all’altro, immutati, salvo che per una nuova antipatia per chi è tanto dissimile da noi o per un’invidia per chi a noi è superiore»; i due coniugi si scoprono sempre più estranei l’uno all’altra e incapaci di far collimare due individualità inconciliabili. I rapporti restano sulla superficie e perfino l’amante, in fondo, si cerca per noia.
Segno del malessere generale è il continuo ricorso all’alcool anche nelle situazioni che dovrebbero essere più felici, l’analgesico più facile quando si deve dimenticare che si sta tradendo, quando si vuole evitare di pensare.
Infine, quando ormai i sensi di colpa prevalgono, si scopre che nessuno è davvero vittima e che anche i rispettivi moglie e marito si sono dati un gran bel daffare anche prima che cominciasse la storia tra Jerry ed Emma.
Matrimoni minati dall’inizio quindi, che rappresentano solo facciate di comodo, ma che «servono» al punto che se il primo finisce si pensa subito ad un possibile rimpiazzo. Così si scopre che Emma ha cercato di nuovo Jerry a distanza di due anni solo perché messa ora alle strette dalla decisione del marito di lasciarla e dalla sua confessione di averla sempre tradita. Jerry, dal canto suo, di quella loro storia durata sette anni non ricorda poi un granché come se fosse a malapena esistita. E’ un ritratto impietoso della psicologia sia maschile sia femminile perché spesso le donne vengono prese dall’angoscia irrefrenabile di restare sole, mentre gli uomini si «distraggono» assai facilmente e mettono in opera i loro consolidati meccanismi di rimozione.
Così nella vita di ognuno resta solo un’amarezza vaga e un bicchiere di brandy.
«Betrayal» è prima di tutto l’epopea del tradimento di se stessi, dei propri sentimenti e delle proprie convinzioni e la bruciante scoperta dell’incorreggibile irrazionalità del vivere.

Fabio Banfo



MEDITANDO SUL BODHISATTVA DELLA PIENA CONSAPEVOLEZZA

26 12 2008
22 Dicembre 2008
manjusri
Disse poi il Beato: «La vita è breve Manjusri: che farai dunque?»
«Venerabile Shakyamuni, – disse Manjusri – Io prenderò rifugio nel tuo Corpo di Verità, prenderò rifugio nella Parola, prenderò rifugio nella Comunità spirituale. Cercherò di praticare la generosità, la moralità, la pazienza, l’energia, la sapienza, la concentrazione per giungere all’illuminazione.»
«Hai detto bene Manjusri, – rispose il Beato – da oggi sarai chiamato sapiente. Io ti dico che anche cominciando da una sola di queste perfezioni tu potrai giungere all’assenza di rinascita.
Ma per realizzare il perfetto risveglio sii come il loto che nascendo nel fango sboccia sull’acqua e la sua luce si spande su tutti gli esseri senzienti. Nelle tue meditazioni scambiati con essi, così domerai la tua mente, e nella compassione otterrai la natura del Buddha.»
Poi chiuse gli occhi e dalla zona in mezzo alle sopracciglia un raggio di luce si sprigionò:
« Da oggi – disse ancora il Beato – Om ah ra pa tsa na dhih, sarà il tuo mantra, per tutti coloro che vorranno conoscere e comunicare la sapienza»


CONCERTO DI FINE ANNO – Carl Orff – Carmina Burana

26 12 2008

20 Dicembre 2008

Bellissimo concerto ieri, venerdì 19 dicembre, al Teatro Grande con i Carmina Burana

Carl Orff – Carmina Burana

 Dies, nox et omnia
michi sunt contraria;
virginum colloquia
me fay planszer,
oy suvenz suspirer,
plu me fay temer.
O sodales, ludite,
vos qui scitis dicite
michi mesto parcite,
grand ey dolur
attamen consulite
per voster honur.
Tua pulchra facies
me fey planszer milies,
pectus habet glacies.
A remender
statim vivus fierem
per un baser.



ODE AN DIE FREUDE – INNO ALLA GIOIA- Leonard Bernstein performs Beethoven’s Ode to Joy

26 12 2008

15 Dicembre 2008

Che emozione ascoltare oggi con i miei studenti l’Inno alla Gioia!

INNO ALLA GIOIA

O amici, non questi suoni!
ma intoniamone altri
più piacevoli, e più gioiosi.

Gioia, bella scintilla divina,
figlia degli Elisei,
noi entriamo ebbri e frementi,
celeste, nel tuo tempio.
La tua magia ricongiunge
ciò che la moda ha rigidamente diviso,
tutti gli uomini diventano fratelli,
dove la tua ala soave freme.

L’uomo a cui la sorte benevola,
concesse di essere amico di un amico,
chi ha ottenuto una donna leggiadra,
unisca il suo giubilo al nostro!
Sì, – chi anche una sola anima
possa dir sua nel mondo!
Chi invece non c’è riuscito,
lasci piangente e furtivo questa compagnia!

Gioia bevono tutti i viventi
dai seni della natura;
tutti i buoni, tutti i malvagi
seguono la sua traccia di rose!
Baci ci ha dato e uva, un amico,
provato fino alla morte!
La voluttà fu concessa al verme,
e il cherubino sta davanti a Dio!

Lieti, come i suoi astri volano
attraverso la volta splendida del cielo,
percorrete, fratelli, la vostra strada,
gioiosi, come un eroe verso la vittoria.
Abbracciatevi, moltitudini!
Questo bacio vada al mondo intero Fratelli,
sopra il cielo stellato
deve abitare un padre affettuoso.

Vi inginocchiate, moltitudini?
Intuisci il tuo creatore, mondo?
Cercalo sopra il cielo stellato!
Sopra le stelle deve abitare!

(F. Schiller)