Recensione: IL CORAGGIO DI UN UOMO SOLO – Operazione Valchiria

28 02 2009
Operazione Valchiria
Voi non avete partecipato alla vergogna
Voi avete reagito
Voi avete dato il grande
E per sempre inesausto
Segno del cambiamento
Sacrificando la vostra luminosa esistenza
Per la libertà
La giustizia e l’onore.
 
(dal Monumento alla Resistenza tedesca a Berlino)
 
Claus Stauffenberg con Albrecht Mertz von Quirnheim
 
Talvolta, per una serie di strane coincidenze, nello stesso periodo vengono programmati film che appaiono quasi complementari. E’ il caso di Operazione Valchiria e di The Reader. Essi rappresentano, infatti, due facce della stessa medaglia: se nel secondo si parla di una sorvegliante di Auschwitz assolutamente succube del sistema di condizionamenti messo in atto dal regime, in Operazione Valchiria troviamo, invece, uno sparuto gruppo di tenaci oppositori del nazismo, che tentano disperatamente di sovvertire la dittatura pur sapendo che molto probabilmente non riusciranno nell’intento, consapevoli fin dall’inizio che dovranno sacrificare la vita, forse inutilmente. Oltre all’interesse, quindi, per l’intrecciarsi di due identità e psicologie diverse del popolo tedesco, Operazione Valchiria è costruito anche come un thriller appassionante e amaro.
Riesce a tenere lo spettatore con il fiato sospeso dall’inizio alla fine e in modo quasi inspiegabile, dal momento che tutti, più o meno, sanno già come andrà a finire. Non per niente il regista Bryan Singer è stato considerato una delle più recenti rivelazioni del cinema hollywoodiano. Regista e sceneggiatore (Cristopher McQuarrie) suscitano abilmente una tensione crescente perché il pubblico viene spinto ad identificarsi con questo manipolo di uomini tanto eroici quanto soli.

operazione valchiria - von Stauffenberg prima dell
Tutti sanno bene che, alla fine, questo tentativo, uno dei più significativi tra i quindici effettuati nel corso della dittatura di Hitler, non andrà a buon fine: siamo, infatti, nel 1944 ed è ben noto che il fuhrer morirà nel suo bunker soltanto un anno dopo…
Come si fa, quindi, a raccontare un thriller di cui si conosce già l’epilogo? Eppure la tentazione, l’auspicio che ci venga narrata una storia diversa da quella che conosciamo e avvenga il miracolo, è troppo forte.
E’ lo stesso desiderio quasi suicida che ispirò il colonnello von Stauffenberg (interpretato da un Tom Cruise piuttosto prevedibile), conte di antica famiglia bavarese, eroe e mutilato di guerra, ad organizzare la missione Valchiria pur sapendo che avrebbe avuto poche possibilità di riuscita, perché troppi elementi del piano, abilmente ideato, si sarebbero potuti inceppare. Eppure bisognava tentare. Il protagonista è un uomo pieno di carattere, che non vuole dissimulare le ferite ricevute per la patria, né la mano recisa all’altezza del polso né il suo occhio perduto. E’ un uomo che conosciute le menzogne del regime non intende piegarsi e fa il saluto nazista proprio con quella mano mancante.

stauffenberg memorial

stauffenberg memorial berlino


Come in un’opera di Sofocle, la coscienza morale prevale sull’applicazione cieca della legge.
A questo punto non si trattava più di essere fedeli al fuhrer o alla patria in senso astratto, ma di fronte a così tante morti inutili tra i civili e militari, alla prospettiva dello sfacelo conclusivo che si stava di fatto avvicinando, il giuramento di fedeltà alla Germania assumeva tutt’altro valore. Per non tradire il proprio paese era necessario macchiarsi di alto tradimento di fronte al regime, questo era il paradosso, questo il prezzo altissimo richiesto dall’azione.
Certo, fa impressione vedere la «Tana del lupo» di Hitler immersa proprio in quei boschi di abeti dal fusto slanciato che sicuramente a Stauffenberg ricordavano quelli della sua terra natale. Foreste tanto amate da personalità come Ludwig II di Baviera, con le sue alte idealità e la ricerca del bene comune del popolo, dissacrate dalla presenza di un uomo che, di fatto, stava pianificando la distruzione finale della sua stessa patria.

Il vero Claus Stauffenberg con i suoi figli
Quella commovente natura diventa il luogo di un’impossibile redenzione del popolo tedesco, ancora troppo confuso e plagiato dal culto della personalità del dittatore per tentare in massa di emanciparsi. Ma bisognava provare, e, se non c’è stato il successo, una morte onorevole è stata comunque l’alternativa migliore al dover eseguire continuamente ordini suicidi e iniqui.
Se tanti in più lo avessero pensato… O forse, ne sarebbe bastato uno solo in più, perché talvolta anche un unico uomo che faccia la sua parte può risultare di vitale importanza in un senso o nell’altro.
La ricostruzione storica, proposta nel film, ricorda, infatti, come il meccanismo messo in moto da von Stauffenberg si sia inceppato per via di un uomo solo. Bastava forse quell’unico ufficiale della riserva per cambiare il corso della storia, ma ancora una volta, il carisma di Hitler, inspiegabile quanto oscuramente indiscutibile, ebbe il sopravvento.

Tom Cruise - von Stauffenberg nel film

A lui dedico la musica di Wagner più amata da Ludwig, l’opera del "puro folle" cavaliere del Graal


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