FRANCO BRANCIAROLI E IL TEATRO

7 01 2009

Sul gruppo di discussione di Facebook dedicato a Franco Branciaroli (Franco Branciaroli fan club) mi hanno chiesto di parlare di lui come attore. Insomma, ho cominciato a scrivere e  scrivere, e avrei potuto continuare ancora parecchio…  Ma mi riservo qualcosa per il suo Don Chisciotte che andrà in scena a Brescia a metà di questo mese.
Ecco qui, per ora, il frutto delle mie meditazioni.

  Franco Branciaroli in Vita di Galileo di B. Brecht

Per capire Franco Branciaroli come attore di teatro basta ascoltare l’intervista in due parti su "Finale di partita" inserita qui in fondo… Lì c’è già molto di lui. Innanzi tutto è una personalità istrionica e questo si vede subito. Sa reggere il palcoscenico come pochi, anche quando è in sedia a rotelle e occhiali scuri. Non si sa come, non si sa perché, ma accade sempre che riesca a focalizzare l’attenzione sulla sua presenza fisica in scena. Inoltre, è un tipo di attore che ama il teatro classico, ma non è un tradizionalista a tutti i costi, anzi. Di solito gli piace ricercare e mostrare proprio gli aspetti inconsueti di un’opera o di un personaggio, magari anche dissacrandolo, facendone volutamente la parodia. Insomma, a teatro si deve divertire, perché per lui è un momento di trasformazione, di metamorfosi, e – perché no? – di travestimento.
Credo sia un modo per sfatare l’idea che il teatro sia ormai un rituale stantio nel quale non si dice niente di nuovo, niente che sia, come dice lui, per l’hic et nunc. Queste novità apportate ai suoi personaggi oppure la scelta di opere meno note o molto complesse (come per esempio Caligola, testo molto filosofico) fanno sì che il pubblico resti "spiazzato" e si interroghi sul reale significato di ciò che sta guardando. Branciaroli fa sempre molto riflettere, anche perché di solito ha il coraggio di portare in scena testi molto difficili, che presentano problematiche complesse sulla natura umana. Le sue scelte da questo punto di vista credo rappresentino per lui un’esperienza totalizzante nella quale ogni volta si mette in gioco non solo come professionista, ma soprattutto come uomo.
Spesso afferma, infatti, che le battute delle sue opere continuano a frullargli in testa ben oltre lo spettacolo, come se in qualche modo descrivessero la nostra esperienza umana… Ciò vale in particolare per Beckett e soprattutto per il personaggio di Hamm. Branciaroli ha sempre affermato che uno degli aspetti più appassionanti del suo lavoro è la possibilità di mandare a memoria e di fare propri dei capolavori artistici di valore inestimabile.  Come se la sua mente fosse un tesoro dal quale attingere non solo in teatro, ma anche negli altri momenti della sua vita. Uno scrigno dal quale trarre cose nuove e cose antiche, con la possibilità di guardare il mondo attraverso gli occhi di Shakespeare, Camus, Beckett, Marlowe, Brecht, Sofocle… e ora anche con gli occhi di Don Chisciotte.

 

 

 


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