RICORDANDO HAROLD PINTER

26 12 2008

25 Dicembre 2008

harold pinter

Lo scrittore premio Nobel Harold Pinter, di cui avevo parlato proprio ieri, se n’è andato oggi. Il mondo rimpiangerà il suo coraggio nell’indagare l’interiorità umana, la capacità di farci riflettere sulla nostra vita e la sua graffiante ironia contro la stupidità del potere



BETRAYAL – TRADIMENTI di Harold Pinter – regia di Fabio Banfo

26 12 2008

24 Dicembre 2008

Betrayal1Seduti al tavolino di un bar due ex amanti si ritrovano due anni dopo la fine del loro rapporto clandestino: ricorrono i soliti «come stai», «che fai adesso» intervallati da pause di visibile imbarazzo e da ricordi che non collimano, stesse storie raccontate in modi ben diversi.
Ogni ricordo sbiadisce come in una vecchia foto e si vive la strana sensazione che tutte le esperienze siano sempre in bilico tra realtà e immaginazione. Ogni traccia rimane come nella memoria di un ubriaco, vacillante, piena di lacune e forse inventata, magari «riveduta e corretta». Sono amnesie provvidenziali che permettono di continuare a vivere, ma documentano efficacemente quell’insostenibile leggerezza che consente di passare dall’intimità di una vita a due alla totale indifferenza anche dopo anni di convivenza o di assidua frequentazione.

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Questo è Tradimenti di Pinter presentato nei giorni scorsi al Teatro Olmetto di Milano per la regia di Fabio Banfo. E’ il dramma dell’impermanenza e della mancanza di memoria, della vita vissuta con il massimo della distrazione: si segue un certo percorso solo perché si è imboccata quella strada apparentemente unica. Poi qualche condizione esterna cambia, e allora ci si ricorda improvvisamente che «si tiene famiglia», che non si può continuare questa relazione clandestina, diventata ormai una vera e propria convivenza parallela con tanto di appartamento per gli incontri pomeridiani.
Ma se i personaggi tentano di dimenticare come sono andate davvero le cose, Pinter, implacabile come sempre, traccia un doppio anello temporale riportandoci indietro fino al momento in cui tale relazione era cominciata, cioè il giorno stesso del matrimonio di Emma, quando Jerry era stato il testimone di nozze del suo «migliore amico» Robert .
La regia di Fabio Banfo scandisce l’itinerario temporale con didascalie in scena che sottolineano ancora di più le colpevoli dimenticanze, le pietose bugie che i protagonisti raccontano, soprattutto a se stessi prima ancora che agli altri. Tra la chiave ironico- umoristica con la quale talvolta i testi di Pinter vengono interpretati e la visione drammatica e frustrante dell’incapacità dell’essere umano di restare fedele a qualsiasi cosa, il regista ha optato decisamente per la seconda, restituendoci un testo di grande chiarezza dove tutte le motivazioni sono ampiamente sottolineate e sviscerate dalla recitazione.
La vicenda, al di là della scansione temporale, assume però, anche aspetti archetipici delle dinamiche di coppia e potrebbe essere letta a se stante, senza seguire con esattezza la sua scansione temporale perché in essa Pinter ha voluto comunicare il fallimento del rapporto coppia nel suo complesso e tutti si possono riconoscere in questo o in quel tratto perché forse tutti, almeno una volta nella vita, hanno detto quelle stesse parole e frasi magari in circostanze diverse.
Si tratta di matrimoni borghesi destinati a naufragare in partenza forse ancora prima di cominciare e che sembrano basati fin dall’inizio sulla menzogna. Matrimoni a proposito dei quali vengono in mente le parole di Svevo nella Coscienza di Zeno: «Infatti si vive poi uno accanto all’altro, immutati, salvo che per una nuova antipatia per chi è tanto dissimile da noi o per un’invidia per chi a noi è superiore»; i due coniugi si scoprono sempre più estranei l’uno all’altra e incapaci di far collimare due individualità inconciliabili. I rapporti restano sulla superficie e perfino l’amante, in fondo, si cerca per noia.
Segno del malessere generale è il continuo ricorso all’alcool anche nelle situazioni che dovrebbero essere più felici, l’analgesico più facile quando si deve dimenticare che si sta tradendo, quando si vuole evitare di pensare.
Infine, quando ormai i sensi di colpa prevalgono, si scopre che nessuno è davvero vittima e che anche i rispettivi moglie e marito si sono dati un gran bel daffare anche prima che cominciasse la storia tra Jerry ed Emma.
Matrimoni minati dall’inizio quindi, che rappresentano solo facciate di comodo, ma che «servono» al punto che se il primo finisce si pensa subito ad un possibile rimpiazzo. Così si scopre che Emma ha cercato di nuovo Jerry a distanza di due anni solo perché messa ora alle strette dalla decisione del marito di lasciarla e dalla sua confessione di averla sempre tradita. Jerry, dal canto suo, di quella loro storia durata sette anni non ricorda poi un granché come se fosse a malapena esistita. E’ un ritratto impietoso della psicologia sia maschile sia femminile perché spesso le donne vengono prese dall’angoscia irrefrenabile di restare sole, mentre gli uomini si «distraggono» assai facilmente e mettono in opera i loro consolidati meccanismi di rimozione.
Così nella vita di ognuno resta solo un’amarezza vaga e un bicchiere di brandy.
«Betrayal» è prima di tutto l’epopea del tradimento di se stessi, dei propri sentimenti e delle proprie convinzioni e la bruciante scoperta dell’incorreggibile irrazionalità del vivere.

Fabio Banfo



SE IO… SE LUI (O LEI)

26 12 2008
26 Settembre 2008
Quando un progetto di vita fallisce, quando l’amore è perduto, quando tutto sembra crollare come un castello di carte e la vita ci appare come l’inutile arrampicata su una montagna di sapone, molte sono le domande e poche, a volte davvero pochissime, le risposte… se io, se lui (lei)…
Si fanno mille ipotesi e nella mente si agitano altrettante giustificazioni per spiegare perché l’amore se n’è andato, perché quello che credevamo potesse accompagnarci per sempre invece è morto, perduto.
Ci sono responsabilità da attribuire ed esami di coscienza da fare. A volte si ignora che forse ciò che se n’è andato doveva semplicemente andarsene, perché questa era la sua natura. Nella nostra vita è molto più facile trovare ciò che finisce di ciò che è destinato a durare, questa è la legge del divenire, anche per noi stessi.
 
Questo mondo come goccia di rugiada,
è forse una goccia di rugiada
eppure – eppure…
 
Dura pochi istanti dopo il sorgere del sole, scivola dalle foglie alla terra, scompare così, ed è comunque bellissima.

Così scrisse Kobayashi Issa per il suo bambino morto, e non credo che non provasse dolore…

E’ umano il dolore, anche la sofferenza che vorremmo evitare lo è. Spesso si medita sui motivi e si scoprono responsabilità proprie e altrui. Nella maggior parte dei casi la nostra interiorità ci appare un labirinto sempre più inestricabile di "se io, se lei" o lui. E magari si dimenticano alcuni dati di fatto, come, per esempio, che si è accettata una relazione con una persona già impegnata, per sperare poi in chissà quali miracolosi cambiamenti in itinere, che in molti casi non si verificano. Spesso si parte già con compromessi di fondo, seguendo il sentimento del momento o semplicemente il vuoto doloroso e ingannevole della solitudine per poi scoprire troppo tardi che non conosciamo chi ci sta accanto… Ma ci interessava davvero conoscerlo?
O scopriamo che il suo modo di intendere la relazione era ben diverso dal nostro… Siamo davvero certi che prima non lo sapevamo?
Sicuramente, ad un certo punto, è necessario fare pace con il passato, accettare anche che cose e persone ci abbiamo abbandonato e lasciarle andare, ma lasciarle andare sul serio, anche staccandole dalla nostra mente. Altrimenti resteremo prigionieri dei nostri ricordi, talvolta al punto da non riuscire più a vivere il presente.
Sentinella quanto resta della notte?
C’è una via da percorrere, la via per capire il mondo e noi stessi, non è una via facile perché molto spesso possiamo comprendere chi siamo solo attraverso le esperienze, anche dolorose. Non dobbiamo però giudicarle solo dalla fine: anche la vita finisce eppure è ricca di una varietà infinita di esperienze e sarebbe molto riduttivo giudicarla solo dal suo termine.
Così è la nostra vicenda di uomini: ciò che abbiamo vissuto ci ha comunque cambiato, ma può diventare la nostra tomba oppure un dolore capace di farci approfondire il nostro rapporto con noi stessi e con gli altri.
Auguro a me stessa che sia sempre così.
La gloria del mattino che risplende per un’ora
Non differisce in sostanza dal pino gigante,
Che vive mille anni.
Anche se a volte ci sembrano pochi anche mille anni….