SIGNORA LIBERTA’, SIGNORINA ANARCHIA

3 08 2009
Avevano cercato di imbrigliarla in tutti i modi, quella sua personalità esuberante e un po’ folle, che seguiva il suo istinto e le passioni, i sogni e le fantasie, come uniche realtà. Pronta a rischiare tutto, sul filo del rasoio della vita. Avevano cercato di fare di lei una borghese comune, fianco a fianco con quel marito affidabile, certo, quanto noioso, perennemente incazzato e pieno di ansie.
Così se le era quasi dimenticate in fondo ad un cassetto la fantasia e l’avventura. Aveva dimenticato i colori per un tailleur grigio fumo., ma «se ti tagliassero a pezzetti il vento li raccoglierebbe, il regno dei ragni cucirebbe la pelle», e lei un giorno era ritornata quella che era sempre stata: il vento la restituì così come l’aveva conosciuta, e Dio guardandola rinascere aveva sorriso.
I suoi occhi nello specchio erano ancora quelli di un tempo perché nulla avrebbe potuto cambiare il suo sguardo sul mondo. E il suo assassino se ne era potuto soltanto andare, perché lei, «signorina anarchia», un po’ angelo e un po’ demone, non sarebbe mai stata quella che lui avrebbe voluto.
Qualcuno dice che de André scrisse questa canzone per una donna che aveva conosciuto e con cui aveva avuto una breve, intensa avventura, senza sapere neppure il nome di lei. Si erano incontrati simbolicamente come due zingari nella semplicità della campagna, nella natura dove ognuno può essere se stesso, lui suonatore di chitarra come il suonatore Jones che in un vortice di polvere vedeva volteggiare la gonna di Jenny in un ballo di tanti anni fa… Un uomo della fantasia per una lunga caduta sopra il fieno.
L’aveva poi rivista alla stazione con il marito, all’apparenza completamente diversa nel suo serioso tailleur grigio da donna in carriera. Ma dentro di sé Faber era pronto a scommettere che la «signora libertà» conosciuta sul fiume mentre suonava una foglia di fiore era solo nascosta sotto la cenere e pronta a tornare, perché rappresentava un elemento essenziale del nostro essere.
Così diventò per lui l’ideale stesso dell’anarchia: qualcosa di incancellabile, che poteva anche essere avvilito e fatto a brandelli, ma sarebbe sempre risorto, perché parte integrante della natura degli uomini e dei loro ideali di giustizia e bellezza. Inizialmente Faber parlò di fantasia, poi sostituì la parola con anarchia volendo forse specificare un concetto più profondo, non soltanto politico; piuttosto un elemento vitale, l’energia creativa stessa della nostra coscienza. La libertà di pensare e ideare tipica di ogni uomo tornerà sempre con la sua «nuvola di dubbi e di bellezza», per quanto il potere e le costrizioni possano opporvisi
 
Potete ascoltare questa bellissima canzone nella versione live del mio amico Marco Sonaglia.

 
 
 

E di seguito eccovi il testo:
 
 
Se ti tagliassero a pezzetti
il vento li raccoglierebbe
il regno dei ragni cucirebbe la pelle
e la luna tesserebbe i capelli e il viso
e il polline di un dio
di un dio il sorriso.

Ti ho trovata lungo il fiume
che suonavi una foglia di fiore
che cantavi parole leggere, parole d’amore
ho assaggiato le tue labbra di miele rosso rosso
ti ho detto dammi quello che vuoi, io quel che posso.

Rosa gialla rosa di rame
mai ballato così a lungo
lungo il filo della notte sulle pietre del giorno
io suonatore di chitarra io suonatore di mandolino
alla fine siamo caduti sopra il fieno.

Persa per molto persa per poco
preso sul serio preso per gioco
non c’è stato molto da dire o da pensare
la fortuna sorrideva come uno stagno a primavera
spettinata da tutti i venti della sera.

E adesso aspetterò domani
per avere nostalgia
signora libertà signorina anarchia
così preziosa come il vino così gratis come la tristezza
con la tua nuvola di dubbi e di bellezza.

T’ho incrociata alla stazione
che inseguivi il tuo profumo
presa in trappola da un tailleur grigio fumo
i giornali in una mano e nell’altra il tuo destino
camminavi fianco a fianco al tuo assassino.

Ma se ti tagliassero a pezzetti
il vento li raccoglierebbe
il regno dei ragni cucirebbe la pelle
e la luna la luna tesserebbe i capelli e il viso
e il polline di un dio
di un dio il sorriso.

 
 


NON AL DENARO, NON ALL’AMORE, NE’ AL CIELO… SOLO ALL’UOMO – Ricordando Fabrizio de André

11 01 2009

Fabrizio è stato un grande poeta, il poeta delle piccole storie che diventano esemplari. Il poeta dei desideri e degli incanti della vita, dei sogni cullati e talvolta infranti. Ha cantato le nostre domande e la capacità tipicamente umana di giocarsi tutto per realizzare un sogno, come accade al suo "Malato di cuore". Così ha voluto interpretare i personaggi dell’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters: le loro storie una volta compiute nella morte, rappresentano la vita di tutti noi.
E forse il suonatore Jones di Non al denaro, non all’amore né al cielo è proprio lui…

 

In un vortice di polvere
gli altri vedevan siccità,
a me ricordava
la gonna di Jenny
in un ballo di tanti anni fa.

Sentivo la mia terra
vibrare di suoni, era il mio cuore
e allora perché coltivarla ancora,
come pensarla migliore.

Libertà l’ho vista dormire
nei campi coltivati
a cielo e denaro,
a cielo ed amore,
protetta da un filo spinato.

Libertà l’ho vista svegliarsi
ogni volta che ho suonato
per un fruscio di ragazze
a un ballo,
per un compagno ubriaco.

E poi se la gente sa,
e la gente lo sa che sai suonare,
suonare ti tocca
per tutta la vita
e ti piace lasciarti ascoltare.

Finii con i campi alle ortiche
finii con un flauto spezzato
e un ridere rauco
ricordi tanti
e nemmeno un rimpianto.

(La musica è di un giovanissimo e geniale Nicola Piovani)



ANCORA SUL FIUME SAND CREEK – Ricordando Fabrizio de André

10 01 2009

Ricordando Faber, a dieci anni dalla sua morte, con le sue canzoni dedicate agli ultimi, agli emarginati, ai diversi. Dalla varia umanità dei vicoli di Genova fatta di puttane, ubriaconi e contrabbandieri, agli zingari o ai pellerossa massacrati al fiume Sand Creek…
La storia, come ben sappiamo in questi giorni, si ripete e altri civili sono sotto le bombe nella striscia di Gaza. Sicuramente Fabrizio ha cantato questa canzone anche per loro.

L’episodio avvenne nell’accampamento di pellerossa Cheyenne e Arapaho lungo le rive del fiume Sand Creek, nel Colorado, nel novembre 1864. I Pellerossa stavano trattando la pace ormai da mesi ed erano perciò convinti di non avere nulla da temere dai soldati bianchi; infatti, erano stati invitati a riunirsi tutti nello stesso luogo proprio per accordarsi con il governo degli Stati Uniti. In realtà, l’ordine, a quanto pare, era quello di sterminarne quanti più possibile. I soldati giunsero negli accampamenti e aprirono il fuoco di sorpresa. I capi dei Nativi non vollero combattere perché intendevano mantenere fede ai patti stabiliti. Non sapevano che per certi bianchi esiste la legge solo per coloro che se la possono permettere. Furono freddati senza pietà. Fu un orribile massacro di circa 150 persone tra donne, bambini e vecchi – i guerrieri erano a caccia – perpetrato da un certo colonnello Chiwington, il quale, per questo ed altri meriti patrii, fu poi insignito di varie onorificenze e fu eletto al Senato degli Stati Uniti. 

FIUME SAND CREEK

Si son presi il nostro cuore sotto una coperta scura
sotto una luna morta piccola dormivamo senza paura
fu un generale di vent’anni
occhi turchini e giacca uguale
fu un generale di vent’anni
figlio d’un temporale

c’è un dollaro d’argento sul fondo del Sand Creek.

I nostri guerrieri troppo lontani sulla pista del bisonte
e quella musica distante diventò sempre più forte
chiusi gli occhi per tre volte
mi ritrovai ancora lì
chiesi a mio nonno è solo un sogno
mio nonno disse sì

a volte i pesci cantano sul fondo del Sand Creek

Sognai talmente forte che mi uscì il sangue dal naso
il lampo in un orecchio nell’altro il paradiso
le lacrime più piccole
le lacrime più grosse
quando l’albero della neve
fiorì di stelle rosse

ora i bambini dormono nell letto del Sand Creek

Quando il sole alzò la testa tra le spalle della notte
c’erano solo cani e fumo e tende capovolte
tirai una freccia in cielo
per farlo respirare
tirai una freccia al vento
per farlo sanguinare

la terza freccia cercala sul fondo del Sand Creek

Si son presi il nostro cuore sotto una coperta scura
sotto una luna morta piccola dormivamo senza paura
fu un generale di vent’anni
occhi turchini e giacca uguale
fu un generale di vent’anni
figlio d’un temporale

ora i bambini dormono sul fondo del Sand Creek