SONO MORTI, ANZI, VIVI – 25 aprile 2009

26 04 2009

«Il ricordo. Non riesco a dimenticare i seicentomila ragazzetti che trent’anni fa hanno dato la loro cultura e la loro vita per salvare me e la mia cultura. Non dimentico un ragazzetto di diciotto anni che allora si fece sgozzare da un soldato straniero per garantirmi un pezzo di terra su cui essere poeta. Io questo non posso dimenticarlo e sono infelice perché sono vivo e loro no, ma non faccio dei blues dentro di me, che mi porto dentro da trent’anni. Loro hanno salvato la mia terra e la mia cultura, mi hanno fatto conoscere la preghiera e grazie a loro oggi sono bello, bellissimo, il più bravo e non perdono»

Con questa frase di Piero Ciampi ieri sera Vinicio Capossela ha cominciato il suo concerto del 25 aprile  in piazza Garibaldi a Parma. Voglio dedicarla a chi era con me ieri sera e all’amico che proprio oggi mi ha aggiunto e che ricambio di cuore. Se lo conosco un po’,  credo la apprezzerà.

 

Gli dedico anche questa canzone di Capossela che mi ha fatto venire i brividi…

   

Ci mettono ancora una volta in fila, ci conducono in un vasto piazzale che occupa il centro del campo, e ci dispongono meticolosamente inquadrati. Poi non accade più nulla per un’altra ora: sembra che si aspetti qualcuno.
Una fanfara incomincia a suonare, accanto alla porta del campo: suona Rosamunda, la ben nota canzonetta sentimentale, e questo ci appare talmente strano che ci guardiamo l’un l’altro sogghignando; nasce in noi un’ombra di sollievo, forse tutte queste cerimonie non costituiscono che una colossale buffonata di gusto teutonico. Ma la fanfara, finita Rosamunda, continua a suonare altre marce, una dopo l’altra, ed ecco apparire i drappelli dei nostri compagni, che ritornano dal lavoro. Camminano in colonna per cinque: camminano con un’andatura strana, innaturale, dura, come fantocci rigidi fatti solo di ossa: ma camminano seguendo scrupolosamente il tempo della fanfara. (Primo Levi, Se questo è un uomo)

Suona la banda prigioniera
suona per me o per te
eppure è dolce nella sera
il suono aguzzo sul n
ostro cuor
cade la neve senza rumore
sulle parole cadute già

fino nel fondo della notte
che qui ci inghiotte e non tornerà
il passo d’oca che mai riposa
spinge la giostra, spinge la ruota
con i bottoni e coi maniconi
marciano i suoni vengon per noi

suona Rosamunda
suona che mi piaci
suonano i tuoi baci
nella cenere ancor
suona Rosamunda
suona che mi piaci
brucino i tuoi baci
nella cenere allor
si bruci il circo si bruci il ballo
e le divise ubriache d’amor
che ritorni più a luce ili sole
che ritorni più luce per noi
le marionette marciano strette
dentro la notte tornan per noi

suona Rosamunda
suona che mi piaci
suonano i tuoi baci
come fuoco d’amor
brucia Rosamunda
brucia che mi piaci
brucino i tuoi baci
nella cenere ancor


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One response to “SONO MORTI, ANZI, VIVI – 25 aprile 2009”

27 04 2009
monacozen (17:50:11) :

Un inchino.

mi sono scordato (o meglio, ho aspettato) di postarlo, stamane.

Avrei dovuto dire troppe cose. Anche sulla frase, iniziale.

Poi, per fortuna, ho lasciato decantare. Non serve parlare tanto. A volte.

A volte io sono facilmente prolisso.

E non erano considerazioni, puntualizzazioni (o messe a fuoco) fondamentali.

Con l’inchino un sorriso, stasera.

Grazie, appena sussurrato, sottolineato. Ma è grande. Sono lusingato e grato. lieto.

Grazie quindi, con un sorriso.

E’ sempre e spesso trepidazione.

Come foglie al vento.

Ciao.