MORTE A GAZA

28 12 2008
«Ma non vi danno un po’ di dispiacere
quei corpi in terra senza più calore?»
 Gaza
Bombardamenti tra palazzine fatiscenti, in mezzo alle strade sterrate, alla miseria di povere case, tra donne e bambini. Trecento morti, forse quattrocento… e non sembra finita.
Ma si sussurra che a febbraio ci sono le elezioni in Israele e non sembra difficile trarre conclusioni sulla motivazione di una massiccia offensiva nella striscia di Gaza proprio adesso… carri armati contro sassi. Ci vuole grande eroismo. E forse non è inutile ricordare ancora una volta che si continuano a violare sistematicamente i territori destinati ai palestinesi dalle Nazioni Unite.
Forse per chiedere pace bisognerebbe prima agire con giustizia.
Anziché costruire muri.
 
Ed è lecito chiedersi parafrasando Shakespeare:
Un palestinese «non ha occhi? Non ha mani, membra, corpo, sensi, sentimenti, passioni? Non si nutre dello stesso cibo, non è ferito dalle stesse armi, soggetto alle stesse malattie, guarito dalle stesse medicine, scaldato e gelato dalla stessa estate e inverno?… Se ci pungete, non sanguiniamo, e se ci fate il solletico, non ridiamo? Se ci avvelenate, non moriamo? E se ci fate torto, non ci vendicheremo?… »
 
Ogni parte di quel muro peserà sul cuore di chi l’ha costruito.
Ogni vita tolta ucciderà la felicità in chi l’avrà presa.

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