CRISTO E IL DEMONE INTELLIGENTE – L’inutilità del sapere fine a se stesso

1 02 2009
Cristo scaccia il demone«Gesù, entrato di sabato nella sinagoga [a Cafàrnao] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: "Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il Santo di Dio!". E Gesù gli ordinò severamente: "Taci! Esci da lui!". E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: "Che è mai questo? Un insegnaménto nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!". La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.»
 
Cristo scaccia i demoni

Questo episodio del Vangelo secondo Marco (1, 26-38), illustra il curioso rapporto tra Cristo e i demoni nei Vangeli. E’ particolarmente significativo, infatti, che il demone sappia chi sia Cristo e lo riconosca chiaramente, però, invece di adorarlo, cerchi di evitarlo, come se non sapesse barattare il proprio ego con la grandezza che si trova di fronte.
Cristo viene percepito come un concorrente sgradito, eppure il demone sa che esiste il bene, ma non vi aderisce, non vuole ammettere che ci sia qualcosa di più alto oltre il proprio io, sa tutto, ma non ha il coraggio di rinnegare se stesso.
La lotta si scatena perché Cristo insegna con autorità e quindi sta diffondendo una nuova dottrina. «Sei venuto per rovinarci» afferma il demone, perché d’ora in avanti l’uomo non potrà più pensare di essere indegno di Dio e lontano da Lui, visto che Dio si è fatto uomo.
«Rovinarci» perché viene affermata la divinità dell’uomo e la sua possibilità di essere perfetto, così i demoni del dubbio, dello scetticismo e della disperazione non potranno più insinuarsi in lui. Egli si sentirà forte e capace di giungere al bene poiché è consapevole di portarlo in se stesso. Inoltre Cristo con il suo estremo sacrificio, con l’atto di più alta compassione nei confronti del genere umano batterà la morte stessa, incluso il demonio. Viene sconfitto il demone del dubbio sulla bontà della natura umana e dello scetticismo sul valore dell’esistenza: infatti il credente, in genere, è un uomo che in qualche modo crede in se stesso e nella vita, magari inizialmente anche come avversario di Dio (come, per esempio, San Paolo), ma ci crede.
Ecco cosa significa «Sei venuto a rovinarci», perché Cristo è la testimonianza diretta che esiste una via alla verità: la verità nuova sull’uomo fa scattare il demone.
E’ lo scontro tra colui che ha appena ricevuto lo Spirito Santo durante il battesimo impartitogli da Giovanni il Battista – e che ha rifiutato Satana tre volte nel deserto – e l’angelo caduto che cerca il male attaccato alle illusioni della carne (tanto che strazia l’uomo andandosene), raggomitolato e chiuso in un sé-centrismo che non gli fa vedere altro che il proprio lamento e la rabbia. Un essere che non sa rinunciare a se stesso e alla propria miseria, pur vedendo la grandezza di Dio.
Lo comprende con l’intelletto, ma non aderisce con la volontà; situazione incredibile per una «sostanza separata»: un essere che sarebbe una diretta emanazione di Dio stesso (costituito da puro intelletto, secondo San Tommaso) non sa poi aderire alla divinità che pure egli vede con maggiore chiarezza di qualsiasi uomo…
La novità del messaggio, però, lo colpisce: nulla sarà più come prima perché Cristo è venuto a testimoniare la divinità della natura umana.
Come sottolinea Dante nel XXXIII canto del Paradiso:
 
O luce etterna che sola in te sidi,
sola t’intendi, e da te intelletta
e intendente te ami e arridi!
Quella circulazion che sì concetta
pareva in te come lume reflesso,
da li occhi miei alquanto circunspetta,
dentro da sé, del suo colore stesso,
mi parve pinta de la nostra effige:
per che ‘l mio viso in lei tutto era messo.

All’interno dei tre cerchi che rappresentano la natura stessa di Dio egli scorge l’effigie dell’uomo nella sua più autentica e profonda realtà…
 
 
 

 


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