L’ENERGIA PURA DEL RAP – Dedicato a Tau e Baba (ovvero Pitbull)

26 12 2008
18 Ottobre 2008
Bravi davvero, Tau e Baba, insieme "Pitbull", due giovani rapper di Alghero, che continuano a stupirci per l’intensità dei loro testi e per la loro musica dal vivo che sprizza energia pura. Provare per credere: andate a vedere nel loro sito i video del loro concerto live di qualche giorno fa ad Oristano. http://profile.myspace.com/index.cfm?fuseaction=user.viewprofile&friendid=369064285 
Tra le tante belle canzoni da segnalare in particolare "Stanotte resto fuori" e "Ridicolo". La prima ci parla di un’inquietudine che non ci lascia mai, e della quale a volte non conosciamo neppure il motivo, ma è il marchio di fabbrica che forse più ci rende uomini. 
"Ridicolo" è un testo graffiante dedicato al mito del successo e al rischio stesso di raccontarsi come artisti: a volte quello che scriviamo non se lo fila proprio nessuno, anzi, più si è sinceri e più sembra che gli altri si sforzino di non ascoltare, stile "tre scimmiette", non vedo, non sento non parlo. D’altra parte, ascoltare a volte può far male: magari si scoprono insospettabili fitte sul lato sinistro, o direttamente ci si ricorda che quella libbra di carne sul lato sinistro esiste ancora…
Anche "Lo senti dentro" dedicato ai ricordi d’infanzia e adolescenza è un sincero tentativo di recuperare una sorta di innocenza perduta. Bella anche la collaborazione durante il concerto con i Criminal di Oristano che hanno portato l’entusiasmo alle stelle.
In mezzo a tanta gente che fa rap perché va di moda o scrive testi senza molto talento né convinzione, ecco due che hanno davvero qualcosa da dire e che ad un concerto non vi permetteranno di tenere le gambe ferme. E neppure il cervello.


SEMPRE IN TRINCEA…

26 12 2008

1 Giugno 2008

La guerra non è solo una realtà lontana, spesso diventa il sentimento sociale constante di una violenza che si riversa come un fiume in piena su vittime e carnefici, lasciando nel nostro cervello le sue impronte sanguinati e indelebili…

http://www.youtube.com/watch?v=3JWtQPalry4

Fabri Fibra – Rap in guerra

Il mio corpo è a terra ma non mi sposti da qui… non mi sposti da qui… non mi sposti da qui!

Anche coloro che resistono se la scoprono nel cuore come un parassita che ci risucchia la vita….



IL SUO, IL NOSTRO HIP HOP

26 12 2008
17 Maggio 2008
Sto sentendo "Hip – hop" di Fabri Fibra e mi stava tornando in mente che sabato scorso qui a Brescia c’era "La giornata dell’arte": il centro era invaso di ragazzi delle scuole superiori che facevano murales, esponevano i loro lavori, mentre altri suonavano un po’ di tutto. C’erano palchi ovunque, ed era il regno dell’immaginazione e della fantasia al potere, una volta tanto. Ad un certo punto ho sentito alcuni che stavano facendo freestyle, e ho pensato a Fabrizio, a quando dice che il rap gli ha salvato la vita e ho sorriso: non mi ero mai resa veramente conto di quanto questo genere di musica possa servire ad esprimere se stessi e la sua forma semplice e ritmata, si presti all’improvvisazione e accompagni la vita. Non me ne ero resa conto finché non mi sono svegliata a volte con qualche sua canzone che mi batteva nel cervello, già di prima mattina.
Insomma, l’altro giorno mi sono quasi commossa… pensando che c’è un mondo dentro di noi che aspetta solo un ritmo per poter uscire e diventare qualcosa, vita, messaggio, grido. Forse passando di lì anche il nostro F F si sarebbe fermato e avrebbe rimato su quel palco improvvisato. Perché questa è una musica dove viene fuori proprio quello che si è o non si è, con la crudezza di chi cerca di mettere da parte le ipocrisie consuete, ma soprattutto permette raccontare una storia, la propria storia, facendola diventare di tutti.
Ciao bella Fibra
Non so perché ma ascoltandoti si finisce per amare la vita


IN ITALIA – Il nuovo video di Fabri Fibra secondo me

26 12 2008

4 Maggio 2008

Fibra al cimitero, certo, c’era da aspettarselo, dopo i "non provo più niente", i canti funebri e il fingersi morto (la trovata, però, non è solo sua, ha illustri precedenti), che altro poteva fare ancora?
Ma in mezzo a tutte quelle croci ci accorgiamo di quanto sia vivo, lui e la sua faccia senza sorriso, per lo più, ironica e divertita, magari, ma sempre troppo attenta alla realtà per poter ridere davvero. Un cimitero che si confonde con i vetri rotti di un fabbrica dismessa, una via di mezzo tra uno sfasciacarrozze e un riciclaggio di ferraglie, così maledettamente comune qui, in quel di Brescia da dove scrivo. Si riescono ad immaginare benissimo quelle ferraglie rugginose e triturate che si avvicinano così tanto alle nostre facce, con l’aria che ci pesa addosso come un macigno. Tutto è così uguale, ugualmente tragico e disperato da vivi e da morti, croci fatte con lo stampino per chi sognava una vita diversa e speciale.
A volte c’è così tanto silenzio che sembra di cadere senza fine nel vuoto. O forse c’è talmente tanto baccano inutile da sembrare vuoto pneumatico. E Fabrizio cammina, cammina tra le croci, tra i vetri rotti, in mezzo alle statue e ai santini, e lo spazio si dilata e ci investe. Volevo solo vivere nella mia terra… e invece ci tocca resistere anche senza scorta, solo con la nostra tristezza. E chissà, magari qualche psicanalista tirerà fuori dal cilindro "la soluzione" che ci permetta di integrarci e confonderci meglio in questa vita di merda. Ma bravo.

E’ proprio vero, hai ragione tu. Si odia molto solo se si ama molto.


IL RAP AD OCCHI APERTI – Dedicato a Fabri Fibra

26 12 2008
30 Marzo 2008
Ciao a tutti questo è il "pezzo" che ho scritto per Fabri Fibra, ascoltando il suo singolo "La soluzione", ma tenendo presenti i suoi ultimi cd in generale. Spero vi piaccia ( e che piaccia anche a lui.. chissà).
 
IL RAP AD OCCHI APERTI
Un pazzoide nevrotico, che probabilmente si fa di tutto, ex- bambino autistico, ex- obeso, ed oggi Fabri Fibra, al secolo Fabrizio Tarducci da Senigallia. Forse è solo una meteora che domani annegherà nella sua stessa disperazione, eppure non c’è nessuno che come lui abbia avuto il coraggio di immergere le braccia fino ai gomiti nel fango (chiamiamolo così) della nostra vita attuale e di fornirne un ritratto dall’interno spietato quanto realistico. Il ritmo del suo rap ci martella, le sue parole non ci lasciano tranquilli, e ci ritroviamo tutti, nel guazzabuglio mediatico delle illusioni collettive, nell’avvilimento del vuoto che non è solitudine, dove c’è sempre qualcuno che vuole qualcosa e qualcun altro che offre una soluzione. Pagando s’intende. Questo è Fabri Fibra, che non si chiama fuori, ma ripete prima di tutto a se stesso quello che non vorrebbe essere, ma alla fine è, perché la vita non è uno show, ma ci si avvicina anche troppo e tutti ci confondiamo. Fabrizio è un coraggioso temerario e folle che assorbe ogni notizia come una spugna e il suo cervello sembra sempre in continua ebollizione. Un bambino che non parlava e che oggi lancia parole come pugnali, ricordandoci la follia della guerra, la violenza inutile di tutti i giorni, l’ordinaria disperazione da annegare in qualcosa, e quell’amore sempre più lontano con le ragazze-veline fatte di plastica. Il dramma di chiedere all’esteriorità di significare qualcosa anche per l’interiorità, in un mondo in cui, invece, le due realtà tendono sempre di più a divergere.
Uno che "rima" per davvero, al punto di farci rivivere i drammi della cronaca con l’evidenza crudele dell’assurda tragedia, che dà voce ai ragazzi di vent’anni morti con le budella al sole in Iraq e al piccolo Tommy che non vedrà mai i suoi quattro anni. I suoi versi ci accompagnano per strada, le sue immagini ci inseguono, la sua ironia ci graffia anche dove credevamo di non sentire "più nulla". Certo, a Fibra piace provocare, dare "sangue alla folla", inventare qualcosa che non si possa facilmente dimenticare, e d’altra parte, le folli vigliaccherie di tutti sono anche le sue, perché denuncia il malessere, ma non dà soluzioni, ci invita a guardare oltre, fuori e dentro di noi, scoprendo gli angoli bui e i cadaveri nell’armadio. Mostra le ferite e ci ricorda, camminando lungo le strade di un vecchio quartiere deserto "Io non voglio idee stupide e ogni tentativo è inutile…" perché certo, ci sono cento modi per morire, e forse nessuno per vivere, ma quando arriverà saremo in piedi, ad occhi aperti, con il terrore nelle pupille, ma spalancate sul mondo.
Applausi per Fibra.