AEROPLANI CHE NON VOLANO… Le tristi verità e l’ironia dei Baustelle

24 03 2009

Un gruppo che mi piace molto, per i loro testi mai scontati anche quando parlano d’amore, ironici e impietosi,  lucidi nel mettere a nudo le nostre ipocrisie personali e collettive

  

L’AREOPLANO

Che cosa resta di noi che scopiamo nel parcheggio
Cosa resta di noi: un rottame di Volksvagen
Il ricordo, si sa, trasfigura la realtà
La verità se ne sta sulle stelle più lontane
Ci rimane una città, un lavoro sempre uguale
Una canzone che fa sottofondo all’Indecifrabile.
Cosa rimane di noi, ragazzini e ragazzine
La domenica dentro le chiese
ad ascoltare la parola di Dio.
Il futuro era una nave tutta d’oro
che noi pregavamo ci portasse via lontano
Cosa rimane di noi
Ora che ci siamo amati ed odiati e traditi
E non c’è più limite

Sfreccia in cielo un aeroplano
Io ti amo e non ti penso mai
Penso a quello che ci resta
Vola l’aeroplano, Va lontano
Vola su Baghdad
Noi voliamo invano

Che cosa resta degli anni passati ad adorarti
Cosa resta di me
delle bocche che ho baciato in discoteca
Che cosa ne è della nostra relazione
Stupidi noi che piangiamo disperati
Che cosa resta dei sogni che avevamo nella testa
La nostra esperienza a che cosa servirà

Sfreccia in cielo un aeroplano
Io ti amo e non ti penso mai
Penso a quello che ci resta
Vola l’aeroplano, Va lontano
Vola su Baghdad
Noi voliamo invano

 

 

 

 

 
 
 
Musica-filastrocca degna di un Kubrick e testo tragico….

 
 
ALFREDO
Un pezzetto bello tondo di cielo
d’estate sta sopra di me
Non ci credo
Lo vedo restringersi
Conto le stelle, ora
Sento tutte queste voci
Tutta questa gente ha già capito
che ho sbagliato, sono scivolato
Son caduto dentro il buco
Bravi, son venuti subito
Son stato stupido
Ma sono qua gli aiuti
Quelli dei pompieri, i carabinieri

Intanto Dio guardava il Figlio Suo
E in onda lo mandò
A Woytila e alla P2
A tutti lo indicò
A Cossiga e alla Dc
A BR e Platini
A Repubblica e alla Rai
La morte ricordò

Scivolo nel fango gelido
Il cielo è un punto
Non lo vedo più
L’Uomo Ragno m’ha tirato un polso
Si è spezzato l’osso, ora
Dormo oppure sto sognando,
perché parlo ma la voce non è mia.
Dico Ave Maria
Che bimbo stupido
Piena di grazia, mamma
Padre Nostro
Con la terra in bocca
Non respiro
La tua volontà sia fatta
Non ricordo bene, ho paura
Sei nei cieli

E Lui guardava il Figlio Suo
In diretta lo mandò
A Woytila e alla P2
A tutti lo mostrò
A Forlani e alla Dc
A Pertini e Platini
A chi mai dentrò di sé il Vuoto misurò.

 

Le musiche e le sonorità sono inconfondibili e decisamente belle, valorizzano appieno la tragica ironia dei testi.


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One response to “AEROPLANI CHE NON VOLANO… Le tristi verità e l’ironia dei Baustelle”

26 03 2009
monacozen (15:03:00) :

bella, la canzone di alfredo. Alfredino.

Meno le sovraimpressioni, di retorica dietrologia, buonismo.. presente, che non condivido.

Retorica, cieca e buonista, inondò ed inzuppò il fatto.

Io non c’ero, e non so se fosse possibile salvarlo.

So (ricordo) che i pompieri, assolutamente impreparati ad affrontare un simile frangente -ovviamente, eccezionale- scavarono a fianco un buco facendolo precipitare, più in basso.

(a causa delle vibrazioni della trivella)

Ricordo i conflitti di competenza con la neonata -quasi- protezione civile. Come ora, uguale. Con i gabinetti d’emergenza e 103 esperti, ognuno completamente in nulla, tutti genericamente in tutto.

Democristiana allora, la ingoia (risorse) e produci (encomi e medaglie) protezioine civile, con il commissario straordinario zamberletti, per il terremoto in friuli.

I container che venivano assegnati, con bustarelle e nepotismi, come i posti in banca o le assunzioni a bidello: attraverso parroci ed assessori. Appalti e cene.

Ed Alfredino… poveretto, è caduto in un buco.

Saranno stati eroi i pompieri, non lo so, o forse incapaci.

Di sicuro ci si rifà (rifaceva) ad un eroismo ed un cuore, tutto italiano, in cui il vigile del fuoco magro si faceva calare per i piedi, volontario, per salvare il bambino.

Per cui tutta la nazione avrebbe dato un dito.

E il bimbo scivolava.

Come gli eroi morivano ad Adua o conquistavano l’Africa o gli alpini morivano, scarpe di cartone, a centinaia di migliaia, in una “semplice” russa guerra, o ritirata. Erano passati solo trent’anni, in fondo.

Il corpo d’armata alpino. Unico esercito INVITTO.. in terra di russia.

Secondo il governo di Stalin. Non comode auto-celebrazioni.

Un popolo di idioti eroi. E di geni.

Dotati di cuore. Geni ed idioti insieme, e per di più eroi.

E persino strano che ci sia stato solo un Cuore, solo un deamicis, a banchettare. A sproluquiare. Più un po’ di ducetti vari. E democristiani.

Berlusconi è una decalcomania, una caricatura. Un italiano da supermercato.

A questo siamo ridotti, noi che avevamo 400 formaggi, 800 o 1200 pani, salami e vini. Pompieri, presidentipertini. Che sproloquiavano contro gli italiani detenuti, per reati politici. Causati da un ideale, e non da motivi o interessi personali.

Craxi e berlusconi sguazzavano, vendendosi e comprando Milano2, intanto.

Per arrivare ad ora.

Noi guardavamo (piangevamo) Alfredino.

ciao. un sorriso primaverile.