ET RESURREXIT

31 03 2009

Noi diciamo

quello che dovrebbe essere

o quello che non va





e non si parte

dall’affermazione

che "Cristo ha vinto".





Che Cristo ha vinto,

che Cristo è risorto,

significa






che il senso della mia vita

e del mondo è presente,

è già presente,



e il tempo è l’operazione

profonda e misteriosa

del suo manifestarsi…



FINO AD ESSERE INSIEME PERDUTI

31 03 2009

   


tramonto foto Mauro Lasca

SOLO LASCIARMI PENSARE

 

È noto all’universo
che tu sei la fonte del mio cantare:


la tua Assenza mi fa disperato
la Presenza mi incenerisce:


e se voglio raggiungerti, devo
liberarmi dalla volontà di cercarti:


andare oltre la stessa mente,
solo lasciarmi pensare.

 

 

Pure il male dunque è un bene.

 

 

Bisogna che la mente scompaia:
allora avverrà l’incontro
e né tu né io saremo


E mentre io sempre più disperavo
di afferrarti, sentivo
che eri tu ad assorbirmi:


fino ad essere insieme perduti.

 

Turoldo

 

Ho letto questa poesia nel blog di Monaco Zen

 e non ho resistito…

merita di riecheggiare sui nostri fogli virtuali come nel nostro cuore, ancora e ancora…

http://monacozen.splinder.com/post/20204649



ET DIXIT DOMINUS – Donec ponam inimicos tuos, scabellum pedum tuorum

30 03 2009

 

  
Dixit Dominus Domino meo:
sede a dextris meis.

Donec ponam inimicos tuos

Donec ponam inimicos tuos,
Scabellum pedum tuorum.

Virgam virtutis tuae,

Virgam virtutis tuae emittet Dominus ex Sion:
Dominare in medio inimicorum tuorum.

(Salmo 109)

 

Accontentiamo Paolo, così potete confrontare voi stessi le due versioni… però se questa di Haendel è  sicuramente molto elaborata e solenne, musicalmente ineccepibile, quella di Vivaldi forse è più drammatizzata e nella sua sintesi sottolinea di più il senso del testo. Almeno questa è la mia impressione.


NO MORE WAR – Il coraggio di Eddie

26 03 2009

Un Eddie Vedder per niente intimorito dall’epoca Bush denuncia l’assurdità della guerra in Iraq e di tutte le guerre in questa bellissima canzone dedicata ai reduci, ai morti e ai feriti dell’una e dell’altra parte.

Grande Eddie!

"No More" Music Video / Eddie Vedder

No More War

I speak for a man who gave for this land
Took a bullet in the back for his pay
Spilled his blood in the dirt and the dust
He’s back to say:

What he has seen is hard to believe
And it does no good to just pray
He asks of us to stand
And we must end this war today

With his mind, he’s saying, "No more!"
With his heart, he’s saying, "No more!"
With his life he’s saying, "No more war!"

With his eyes, he’s saying, "No more!"
With his body, he’s saying, "No more!"
With his voice, he’s saying, "No more war!"

Yeah, nothing’s too good for a veteran
Yeah, this is what they say
So nothing is what they will get
And there’s no American way

The lies we were told to get us to go
Were criminal (?)… let us be straight
Let’s get to the point where our voices get heard
And I know what I’ll say

With his mind, he’s saying, "No more!"
With his heart, he’s saying, "No more!"
With his life he’s saying, "No more war!"

With his eyes, he’s saying, "No more!"
With his voice, he’s saying, "No more!"
With his body, he’s saying, "No more war!"

No more innocents dying
No more terror rising
No more eulogizing
No more evangelizing
No more presidents lying
No more war

With our minds, we’re saying, "No more!"
With our hearts, we’re saying, "No more!"
With our lives, we’re saying, "No more war!"



AEROPLANI CHE NON VOLANO… Le tristi verità e l’ironia dei Baustelle

24 03 2009

Un gruppo che mi piace molto, per i loro testi mai scontati anche quando parlano d’amore, ironici e impietosi,  lucidi nel mettere a nudo le nostre ipocrisie personali e collettive

  

L’AREOPLANO

Che cosa resta di noi che scopiamo nel parcheggio
Cosa resta di noi: un rottame di Volksvagen
Il ricordo, si sa, trasfigura la realtà
La verità se ne sta sulle stelle più lontane
Ci rimane una città, un lavoro sempre uguale
Una canzone che fa sottofondo all’Indecifrabile.
Cosa rimane di noi, ragazzini e ragazzine
La domenica dentro le chiese
ad ascoltare la parola di Dio.
Il futuro era una nave tutta d’oro
che noi pregavamo ci portasse via lontano
Cosa rimane di noi
Ora che ci siamo amati ed odiati e traditi
E non c’è più limite

Sfreccia in cielo un aeroplano
Io ti amo e non ti penso mai
Penso a quello che ci resta
Vola l’aeroplano, Va lontano
Vola su Baghdad
Noi voliamo invano

Che cosa resta degli anni passati ad adorarti
Cosa resta di me
delle bocche che ho baciato in discoteca
Che cosa ne è della nostra relazione
Stupidi noi che piangiamo disperati
Che cosa resta dei sogni che avevamo nella testa
La nostra esperienza a che cosa servirà

Sfreccia in cielo un aeroplano
Io ti amo e non ti penso mai
Penso a quello che ci resta
Vola l’aeroplano, Va lontano
Vola su Baghdad
Noi voliamo invano

 

 

 

 

 
 
 
Musica-filastrocca degna di un Kubrick e testo tragico….

 
 
ALFREDO
Un pezzetto bello tondo di cielo
d’estate sta sopra di me
Non ci credo
Lo vedo restringersi
Conto le stelle, ora
Sento tutte queste voci
Tutta questa gente ha già capito
che ho sbagliato, sono scivolato
Son caduto dentro il buco
Bravi, son venuti subito
Son stato stupido
Ma sono qua gli aiuti
Quelli dei pompieri, i carabinieri

Intanto Dio guardava il Figlio Suo
E in onda lo mandò
A Woytila e alla P2
A tutti lo indicò
A Cossiga e alla Dc
A BR e Platini
A Repubblica e alla Rai
La morte ricordò

Scivolo nel fango gelido
Il cielo è un punto
Non lo vedo più
L’Uomo Ragno m’ha tirato un polso
Si è spezzato l’osso, ora
Dormo oppure sto sognando,
perché parlo ma la voce non è mia.
Dico Ave Maria
Che bimbo stupido
Piena di grazia, mamma
Padre Nostro
Con la terra in bocca
Non respiro
La tua volontà sia fatta
Non ricordo bene, ho paura
Sei nei cieli

E Lui guardava il Figlio Suo
In diretta lo mandò
A Woytila e alla P2
A tutti lo mostrò
A Forlani e alla Dc
A Pertini e Platini
A chi mai dentrò di sé il Vuoto misurò.

 

Le musiche e le sonorità sono inconfondibili e decisamente belle, valorizzano appieno la tragica ironia dei testi.



LA BORGHESIA CI SALVERA’? L’illuminista Goldoni alle prese con l’ipotesi di un nuovo modello sociale nel Sior Todero Brontolon»

23 03 2009
Sior Todero Brontolon
Chiuso nella sua torre di difesa, una torre che deve salvaguardarlo non dagli intrusi esterni, ma soprattutto dalla sua stessa casa e dai suoi familiari, Sior Todero è un vecchio «rustego», un veneziano all’antica, di quelli che, secondo il Goldoni, hanno determinato la ricchezza della città lagunare, ma anche il suo inguaribile anacronismo. Un padre – padrone, che, se da un lato ha saputo preservare il patrimonio familiare senza andare dietro le mode del momento (come invece hanno fatto, ad esempio, i protagonisti della Trilogia della villeggiatura) dall’altro si è lasciato poi ingenuamente derubare dal suo fattore e ha reso il proprio figlio un imbelle senza spina dorsale.
Ancora una volta per il Goldoni non è solo la ricchezza ammassata che conta, ma assai più importante è quella guadagnata con il proprio lavoro e la propria intraprendenza. Una concezione moderna della società che, come è noto, non sempre gli fruttò grandi simpatie nella sua città. Inoltre l’autore indaga sulla funzione della borghesia come innovativo motore sociale, che dovrebbe essere capace di determinare nuovi modelli di sviluppo economico e di ordinamento statale.
Come sempre nelle opere goldoniane, anche qui le classi popolari sbagliano e risultano inconsapevoli se non addirittura poco oneste, mentre i «vecchi», pur con i loro meriti, appaiono immobili e troppo ancorati al passato.
E allora largo ai giovani e alle donne, molto più disposte a cambiare e ad evolversi, qui tutte intraprendenti e decise come delle moderne locandiere. Ma a moderare lo scontro tra vecchio e nuovo, come accade anche nella Famiglia dell’antiquario, ci vuole un arbitro, qualcuno che giunga ad un onorevole compromesso e che mostri quella avveduta generosità che manca al Sior Todero.
Tra vecchio e nuovo ecco apparire, alla fine, il solito deus ex machina di molte commedie goldoniane, specializzato nel risolvere baruffe: di solito è un gentiluomo borghese evoluto che con il suo equilibrio e la sua capacità di mediazione riesce a mettere d’accordo tutti: il desiderio di cambiamento delle donne e l’inamovibilità del vecchio capofamiglia.
Una commedia sulle dinamiche familiari e sociali che ripropone la morale goldoniana del giusto mezzo, basata sulla ragione e sui principi illuministici.
L’opera, frutto della coproduzione della Compagnia del Teatro Carcano, Teatro Fondamenta Nuove e Teatro Stabile del Veneto, si avvale della regia di Giuseppe Emiliani con l’ottimo Giulio Bosetti come protagonista e la spumeggiante figura della nuora Marcolina, interpretata da Nora Fuser. La messa in scena appare a volte fin troppo perfetta, e magari qualche incursione sull’attualità sarebbe stata consigliabile, ma i ritmi sono comunque molto godibili e la vivacità popolare e colorita del dialetto veneziano è resa con efficacia.
Il Sior Todero Brontolon, attualmente ancora in tournée in questo finale di stagione, andrà in scena dal 31 marzo al 9 aprile al teatro Carcano di Milano


E’ PRIMAVERA – Secondo la PFM

21 03 2009

Ascoltarli dal vivo è sempre da brivido, soprattuto in pezzi come questi nei quali si esaltano

La Luna Nova

Cielo di Marzo
di luna nuova
sogni di fortuna
saggi ubriachi tra i fuochi accesi
a bruciar paure
Canta il vecchio la follia
dell’ultimo dei re
canta il bimbo la magia
di un’alba che vedrà
tace 1’uomo attende già
la pioggia che cadrà…
Piccola pietà
gioco che non ha
mai mai mai fine

E adesso potete confrontarla con la versione del 1979… molto più "psichedelica" e curatissima.



LUDWIG II – I CAMUNI – EDGAR ALLAN POE – D’ANNUNZIO – I contenuti del mio sito

18 03 2009

Oggi ho pensato che non avevo mai pubblicato l’indice del mio sito… Se vi va visitatelo, spero vi piaccia!

 

MAPPA DEL SITO

IL RE ARCHITETTO: DECADENTISMO E STORICISMO NELLA PERSONALITA’ ARTISTICA DI LUDWIG II   percorso di ricerca di Rossana Cerretti
LA CIVILTA’ DEI CAMUNI Ricerca realizzata dalla classe 1° P dell’I.T.C. "A. Lunardi" di Brescia 
(a.s. 2000-01)

IL FOLLE, LA DONNA E LA MORTE Viaggio nelle ossessioni di Edgar Allan Poe. Percorsi tematici a cura della docente e delle classi 2° B (a.s. 2002-03) e 1° B (a.s. 2006-07) del Liceo Scientifico "N. Copernico" di Brescia
LA NIKE SENZ’ALI  Miti dannunziani della Vittoria nelle Laudi e nel Notturno. Percorso di ricerca realizzato con la classe 2° M (a.s. 2005-2006) – Saggio introduttivo pubblicato nel 2006 nel volume "Le Vie dell’Arte" a cura dei Musei di arte e storia di Brescia
IN DIFESA DELLA LINGUA ITALIANA percorso tematico divulgativo a cura della docente in collaborazione con gli alunni (si consiglia di salvare il file pps sul proprio computer cliccando sul link con il tasto destro del mouse)

 

 



FINO ALLA FINE – LA CORTE DEI MIRACOLI – by The Gang

17 03 2009
Vi faccio ascoltare un gruppo che non conoscevo e che è stata veramente una piacevole scoperta a livello di testi e di musica, come potrete sentire voi stessi.
Si tratta di "The Gang" ovvero i due fratelli marchigiani Sandro e Marino Severini dalla provincia di Ancona, più un terzo, Andrea Mei (per cinque dischi).
Suonano una specie di country-rock che mi piace molto accompagnato da testi forti, a volte politicamente impegnati fino alla retorica, ma con i tempi che corrono va benissimo così!


Così si va fino alla fine
fin dove il cielo
cade a terra sul confine
così si va su queste strade
fin quando avremo un po’ di vento
nelle vene
fino alla fine fino alla fine
faremo il nostro tempo
fino alla fine si va
fino alla fine semineremo vento
fino alla fine
così si va dentro la notte
prima che il gallo canti
lasceremoqueste rovine
così si va fino alla fine
e tireremo fiato solo dopo
oltre il fiume
fino alla fine
faremo il nostro tempo
fino alla fine
si va
fino alla fine semineremo vento
fino alla fine
con un’ombra lunga
che ci insegue
dentro il rosso del tramonto
fino all’ultima fermata
stiamo andando
fino in fondo
fino alla fine
faremo il nostro tempo
fino alla fine
si va
fino alla fine semineremo vento
fino alla fine…



Era fame era sete
erano giorni di carestia
era la corte dei miracoli
era l’inverno e la malattia
era ordine e pulizia
era il tempio il supermercato
erano fantasmi che tornavano
era il futuro surgelato.
Era ancora l’assalto al treno
era l’imbroglio e la rovina
era la ruota della fortuna
era tutto come prima.
Erano in pochi erano in tanti
era la vecchia dinastia
era piccola e feroce
era la nuova borghesia.
Era una sporca camicia nera
mandata in lavanderia
era l’uomo dei miracoli
era di nuovo la nostalgia
Era il telepredicatore
era il servo e la catena
era l’inizio era la fine
era il rogo era la pena.
Era Arcore l’epidemia
era l’idiota l’ideologia
era vino che diventa aceto
era ancora piazzale Loreto
Erano in pochi erano in tanti
era la vecchia dinastia
era piccola e feroce
era la nuova borghesia.
Con Dio dall’altra parte
era un soldato mandato lontano
erano le borse dei mercati
era la notte
che scendeva piano
Era il feudo e il federale
era Pontida la capitale
era il girone dei barattieri
era la ciurma da tribunale
Era il vuoto e la vertigine
era il trionfo del carnevale
era l’ingorgo dei canali
la TV era la cattedrale.
Erano in pochi erano in tanti
era la vecchia dinastia
era piccola e feroce
era la nuova borghesia
che il vento tristo
che il vento tristo
che il vento tristo
se la porti via…



SAN GALGANO – “Sorga un cavaliere”

15 03 2009

 

Ho visto fiumi di sangue

profanare la tua casa

 

 

Ho visto gli occhi

del nemico

tremare nell’agonia

 

 

 Ho visto me stesso

non più uomo

ma bestia

nella follia rossa

della guerra

Ora sono qui

Accetta questa spada

che diventa croce

  

 

Accetta il mio corpo

e il mio cuore

consacrati all’Arcangelo

 

che difende e protegge

le mura eterne

della tua Città

 

 

A te mi rendo in umiltà

lasciando l’armatura

vesto la bianca

tonaca dell’eremita

  

Rendimi favilla

del tuo fuoco

perché in te

possa ardere

senza morte

per sempre

Nel 1180 Galgano Guidotti (1148-1181) da Chiusdino (Siena), cavaliere e probabilmente crociato, giunse sulla collina di Montesiepi e piantando la sua spada nella roccia ne fece una croce. Rinunciò ad ogni forma di violenza e divenne eremita, nel nome del suo protettore l’Arcangelo Michele. Nel 1183 fu eretta la cappella e in seguito, a partire dal 1218 l’abbazia cistercense.