30 Marzo 2008
Ciao a tutti questo è il "pezzo" che ho scritto per Fabri Fibra, ascoltando il suo singolo "La soluzione", ma tenendo presenti i suoi ultimi cd in generale. Spero vi piaccia ( e che piaccia anche a lui.. chissà).
IL RAP AD OCCHI APERTI
Un pazzoide nevrotico, che probabilmente si fa di tutto, ex- bambino autistico, ex- obeso, ed oggi Fabri Fibra, al secolo Fabrizio Tarducci da Senigallia. Forse è solo una meteora che domani annegherà nella sua stessa disperazione, eppure non c’è nessuno che come lui abbia avuto il coraggio di immergere le braccia fino ai gomiti nel fango (chiamiamolo così) della nostra vita attuale e di fornirne un ritratto dall’interno spietato quanto realistico. Il ritmo del suo rap ci martella, le sue parole non ci lasciano tranquilli, e ci ritroviamo tutti, nel guazzabuglio mediatico delle illusioni collettive, nell’avvilimento del vuoto che non è solitudine, dove c’è sempre qualcuno che vuole qualcosa e qualcun altro che offre una soluzione. Pagando s’intende. Questo è Fabri Fibra, che non si chiama fuori, ma ripete prima di tutto a se stesso quello che non vorrebbe essere, ma alla fine è, perché la vita non è uno show, ma ci si avvicina anche troppo e tutti ci confondiamo. Fabrizio è un coraggioso temerario e folle che assorbe ogni notizia come una spugna e il suo cervello sembra sempre in continua ebollizione. Un bambino che non parlava e che oggi lancia parole come pugnali, ricordandoci la follia della guerra, la violenza inutile di tutti i giorni, l’ordinaria disperazione da annegare in qualcosa, e quell’amore sempre più lontano con le ragazze-veline fatte di plastica. Il dramma di chiedere all’esteriorità di significare qualcosa anche per l’interiorità, in un mondo in cui, invece, le due realtà tendono sempre di più a divergere.
Uno che "rima" per davvero, al punto di farci rivivere i drammi della cronaca con l’evidenza crudele dell’assurda tragedia, che dà voce ai ragazzi di vent’anni morti con le budella al sole in Iraq e al piccolo Tommy che non vedrà mai i suoi quattro anni. I suoi versi ci accompagnano per strada, le sue immagini ci inseguono, la sua ironia ci graffia anche dove credevamo di non sentire "più nulla". Certo, a Fibra piace provocare, dare "sangue alla folla", inventare qualcosa che non si possa facilmente dimenticare, e d’altra parte, le folli vigliaccherie di tutti sono anche le sue, perché denuncia il malessere, ma non dà soluzioni, ci invita a guardare oltre, fuori e dentro di noi, scoprendo gli angoli bui e i cadaveri nell’armadio. Mostra le ferite e ci ricorda, camminando lungo le strade di un vecchio quartiere deserto "Io non voglio idee stupide e ogni tentativo è inutile…" perché certo, ci sono cento modi per morire, e forse nessuno per vivere, ma quando arriverà saremo in piedi, ad occhi aperti, con il terrore nelle pupille, ma spalancate sul mondo.
Applausi per Fibra.