MESSA DA REQUIEM AL FESTIVAL VERDI
13 10 2011
Il direttore Yuri Temirkanov, giustamente osannato dal pubblico, con l’orchestra del Regio, crea un Verdi modernissimo dalle sonorità formidabili e originali, ricordando a tratti suggestioni wagneriane, e, in generale, precorrendo perfino Stravinskij. Interpreti delle grandi occasioni: il soprano Dimitra Theodossiou, il tenore Francesco Meli (che sostituiva l’indisposto Roberto Aronica) Sonia Ganassi, autorevolissimo mezzosoprano e il basso Riccardo Zanellato. Senza contare il coro del Teatro Regio, diretto da Martino Faggiani che ha eseguito magistralmente i diversi brani della partitura, passando dall’incalzante e disperata evocazione del Dies irae alla trepidante musica celeste del Sanctus. I solisti non sono stati da meno, creando un’emozione palpabile, una concentrazione di armonia malinconica e compianto, di dolore e implorazione che ha lasciato il pubblico veramente senza fiato e talvolta con le lacrime agli occhi.
Il Liber scriptus di Sonia Ganassi ha tutta la severa e tetra solennità del Giudizio finale, fino alla domanda angosciosa: “Che cosa potrò dire, misero me?”(quid sum miser tunc dicturus?) e all’ossessivo ripetersi dell’invocazione Salva me cantata dal coro e dai solisti in successione.L’Ingemisco di Francesco Meli ci ha regalato un ‘invocazione dolente e malinconica fino alla vista della luce del “Sed tu bonus”e all’immagine del gregge dei giusti nel quale, però, si dispera di essere prescelti. E infatti, subito dopo, torna l’evocazione dell’ora del terribile Giudizio nel Confutatis di Riccardo Zanellato, seguito dal Voca me che pare uscito quasi dalla fossa stessa del defunto. Anche qui, dopo la lunga accorata preghiera, si apre un accento di speranza, ma il momento della morte per Verdi è il campo di battaglia tra le forze delle tenebre e della luce, una lotta all’ultimo sangue e senza esclusione di colpi. Nonostante l’opera sia stata scritta per il primo anniversario della morte di Alessandro Manzoni, la presenza salvifica della Provvidenza divina non è affatto scontata, anzi. Così, quando sembra riaffacciarsi la possibilità della salvezza e della misericordia, ecco le minacciose note iniziali del Dies irae nuovamente scatenarsi in tutta la loro potenza. Le forze infernali della perdizione eterna sono dunque sempre in agguato fino alla fine. Il momento di svolta è dato dal libera animas, libera eas del Domine Jesu sussurrato, invocato, implorato da tenore, basso e mezzosoprano a cui segue l’attacco dolcissimo del sed tenuto per sette battute dal soprano, la brava Dimitra Theodossiou, che, accompagnato dalle note rarefatte dei violini sul tema portante, apre finalmente l’anima alla visione della luce angelica. Anche l’accostamento delle due voci femminili di Dimitra Theodossiou e Sonia Ganassi è risultato particolarmente azzeccato per le loro caratteristiche vocali che si completano vicendevolmente. Il dolcissimo Requiem aeternam intonato dalla Theodossiou ci accompagna alle ultime battute. Alla fine, insomma, occhi lucidi e un diluvio di applausi e chiamate, per uno spettacolo da ricordare, mentre ancora ci risuonano nella mente le note conclusive: Libera me, libera me, Domine, de morte aeterna…