UN AUGURIO SPECIALE

1 01 2009

Il Duomo di Brescia con la neve 1-1-2009

 

Brescia questa mattina con la neve. In primo piano vedete il Duomo Vecchio una delle più antiche e suggestive costruzioni romaniche della città, pressoché unica in Italia, essendo a pianta centrale e a due piani. Probabilmente fu costruita così per la sua funzione di martyrium cioè una chiesa-santuario per la conservazione delle reliquie.
Essa conserva, infatti, la preziosa reliquia della Santa Croce che, con la sua stauroteca bizantina, fu portata a Brescia, secondo la tradizione, dal duca Namo di Baviera all’epoca di Carlo Magno. 
Si tratta di un frammento del legno della croce di Cristo rinvenuta da sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino in Terrasanta. Molto probabilmente tale reliquia, essendo legata a Costantino il Grande, era messa in relazione anche con la sacralità del potere imperiale, con l’ideale trascendente della giustizia e della pace.
Non so perché vi sto raccontando questa storia, forse perché qui è passata la devozione di tutta la città fin dai tempi più antichi – dal momento che la Santa Croce nel Medioevo era issata anche sul Carroccio di Brescia – e perché mi ricorda la Terrasanta e quello che sta succedendo là proprio in questi giorni. 
All’ingresso di questa chiesa c’è la famosa tomba monumentale del vescovo Berardo Maggi che viene ricordato dai rilievi scolpiti nel XIII secolo per aver riportato la pace nella città tra le famiglie delle fazioni in lotta tra Guelfi e Ghibellini.
Coloro che governano dovrebbero pensare di meritare una scultura come questa sulla loro tomba: dove gli uomini si scambiano "le paci".
Qui nei giorni festivi vado a cantare la messa in latino in gregoriano, e a volte sento sul serio le voci della fede dei padri arrivare fino a me, nella luce della storia. Questo tempio ha un’anima e così possa essere per noi: la nostra storia possa diventare un tempio interiore della nostra vita.

Questo è il mio augurio e non solo per quest’anno.

 

 



LA PARABOLA DEL FIUME E DELLA SORGENTE – Meditando su un passo del Dhammapada

31 12 2008
Il monte kailash
La Montagna di Cristallo: il monte Kailash in Nepal da cui nasce il fiume Brahmaputra

Se compi un´azione salutare falla di nuovo.
Gioisci nel ricordarla.
Il frutto della bontà è la contentezza.
Dhammapada 118


Un giorno il Beato si sedette di fronte ad un piccolo ruscello seguito dai suoi discepoli. In silenzio cominciò a meditare. Petali di loto brillanti come gioielli sollevavano il suo corpo verso l’alto come se non avesse peso. E guardando il piccolo corso d’acqua disse: «Questa, o Ananda, è la sorgente del fiume Brahmaputra: ora è solamente un piccolo ruscello, e all’inizio del suo cammino gocciola solo lievemente dalle rocce, ma via via che si muove verso la pianura si arricchisce delle acque di tutti gli altri fiumi e torrenti che incontra nel suo cammino. Infine le sue acque impetuose rendono fertile la pianura, finché talvolta rompono gli argini e portano sollievo alle terre assetate e desiderose, come fossero riarse dal fuoco.» Così disse e restò in silenzio.
Allora i discepoli cominciarono in cuor loro a porsi domande sul vero significato delle parole del Beato Tathagata, nato dal Loto. Tutti scrutavano nella loro mente, ma solo Ananda infine chiese:
«Cosa sono le gocce o ben Risvegliato, e che cosa è il fiume?»
«Quando il saggio compie il bene, o Ananda – disse il ben Risvegliato, Tathagata, nato dal Loto – non guardi se sia piccola o grande cosa. Seppur piccola e effimera come goccia l’azione del bene suscita altro bene. Perciò il bhikkhu sia come la sorgente che gocciola e lentamente accumula meriti sulla via del bene. Incontrando gli altri esseri e praticando altre azioni meritevoli, quel bene diverrà fiume – il figlio di Brahma che lava i peccati dal mondo – e infine renderà fertile tutta la sua mente, perché straripando, anche dove più arde e brucia essa sarà saziata.»
Ma Ananda chiese ancora: «Le azioni del bene , o ben Risvegliato, sono difficili da ripetere e a volte non ci sentiamo più in grado di compierle. Come possiamo fare allora per diventare ruscelli?»
«O Ananda, io ti dico, in virtù della tua passione per il Dharma tu non diverrai ruscello, ma grande fiume e sappi che molto vale il ricordo. Gli uomini ciechi, accecati da Mara, ricordano solo il male e il fuoco li divora, ma tu pensa alla goccia e al bene dato e ricevuto. Medita su quella goccia, suscita di nuovo la sua piccola illuminazione e in quella luce, anche di umile candela, agisci di nuovo e di nuovo, finché avrai riempito una grande giara cosicché rovesciandola, come dal lago Mapham Tso, scorrerà il tuo fiume.»
Il Beato rimase in silenzio, poi riprese:
«Non dimenticare te stesso. Non dimenticare quanto hai appreso dall’insegnamento e dalle tue azioni. Replica il bene, aggiungi gocce alla tua vita, o Ananda»

Brahmaputra
Il fiume Brahmaputra in Tibet


MEDITANDO SUL BODHISATTVA DELLA PIENA CONSAPEVOLEZZA

26 12 2008
22 Dicembre 2008
manjusri
Disse poi il Beato: «La vita è breve Manjusri: che farai dunque?»
«Venerabile Shakyamuni, – disse Manjusri – Io prenderò rifugio nel tuo Corpo di Verità, prenderò rifugio nella Parola, prenderò rifugio nella Comunità spirituale. Cercherò di praticare la generosità, la moralità, la pazienza, l’energia, la sapienza, la concentrazione per giungere all’illuminazione.»
«Hai detto bene Manjusri, – rispose il Beato – da oggi sarai chiamato sapiente. Io ti dico che anche cominciando da una sola di queste perfezioni tu potrai giungere all’assenza di rinascita.
Ma per realizzare il perfetto risveglio sii come il loto che nascendo nel fango sboccia sull’acqua e la sua luce si spande su tutti gli esseri senzienti. Nelle tue meditazioni scambiati con essi, così domerai la tua mente, e nella compassione otterrai la natura del Buddha.»
Poi chiuse gli occhi e dalla zona in mezzo alle sopracciglia un raggio di luce si sprigionò:
« Da oggi – disse ancora il Beato – Om ah ra pa tsa na dhih, sarà il tuo mantra, per tutti coloro che vorranno conoscere e comunicare la sapienza»


LA PICCOLA PARABOLA DELLA FONTE

26 12 2008

15 Novembre 2008

buddha1

Così un giorno il Beato alzò gli occhi e vide una fontana meravigliosa dai mille zampilli che al centro creavano un unico altissimo getto di acqua cristallina e disse: «Così, o Ananda, le voci dei saggi provengono da mondi diversi e da molti kalpa, ma uno solo è il luogo in cui convergono per giungere alla grande fonte del Dharma».
E Ananda stese le mani per raccogliere quell’acqua e bevve e si bagnò a quella fonte meravigliosa.
Poi si sedette immobile nel mormorio delle acque, entrò nella concentrazione, recitando il mantra della compassione ‘Om Mani Padme Hum’ e un loto fiorì nella sua mano.

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