LA CONVERSIONE DI SAN PAOLO – La storia di una rivelazione in due dipinti del Caravaggio

25 01 2009

"Mentre ero in viaggio e mi avvicinavo a Damasco, verso mezzogiorno, all’improvviso una gran luce dal cielo rifulse attorno a me; 7 caddi a terra e sentii una voce che mi diceva: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? 8 Risposi: Chi sei, o Signore? Mi disse: Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti. 9 Quelli che erano con me videro la luce, ma non udirono colui che mi parlava. 10 Io dissi allora: Che devo fare, Signore? E il Signore mi disse: Alzati e prosegui verso Damasco; là sarai informato di tutto ciò che è stabilito che tu faccia. 11 E poiché non ci vedevo più, a causa del fulgore di quella luce, guidato per mano dai miei compagni, giunsi a Damasco." (Atti 22,6-11)

Il 25 gennaio nella liturgia è ricordata la Conversione di san Paolo, ed istintivamente quando penso alla luce che rese Paolo cieco per tre giorni, nella mia mente l’evento è "fotografato" attraverso due meravigliosi quadri del Caravaggio uno più giovanile, di proprietà dei principi Odescalchi,  e l’altro, famosissimo, conservato in Santa Maria del Popolo.  La luce caravaggesca crea un evento di eccezionale forza pittorica, ma anche mistica. Mi ha sempre affascinato la figura di questo santo, uomo coltissimo, come si capisce dalle sue lettere, e sicuramente di classe sociale elevata, essendo cittadino romano, il quale proveniva da uno dei principali centri di irradiazione del mitraismo ed era profondo conoscitore della sua religione e delle Scritture. Naturalmente, l’episodio della chiamata doveva aver impresso un marchio indelebile nella mente di Paolo, tanto che negli Atti degli Apostoli esso viene raccontato per ben tre volte: una dal narratore e due dal protagonista stesso; inoltre, proprio in virtù di questa visione egli si considerò anche l’ultimo testimone oculare della resurrezione di Cristo (1Cor. 15,18). Mi sono sempre chiesta che cosa abbia letto Dio in quel suo irriducibile nemico che egli stesso non scorgeva in sé e forse la risposta sta proprio in questi dipinti del Caravaggio.
Forse era il desiderio profondo di cercare proprio Colui che stava combattendo…

Conversione di San Paolo Odescalchi

In questo primo dipinto il Caravaggio appare più attento a tutti i dettagli descritti dalla testimonianza di Paolo il quale si copre il volto per via della luce fortissima e sembra più che altro spaventato; nel secondo, invece, il rapporto cambia, e Saulo, non sa, non vuole proteggersi, può solo accogliere il divino, aprire le braccia e come un calice diventare vuoto per ricevere la luce. Così Caravaggio esprime l’adesione senza riserve, la resa tipica dei veri, autentici convertiti, i quali, talvolta dopo una lunga lotta, da Saulo (come l’antico re d’Israele) diventano Paolo (il piccolo) colui che deve essere guidato perché è cieco.

la_conversione_di_san_paolo

In questo dipinto il protagonista, però, è più isolato, perchè nessuno sembra accorgersi dell’evento: non il servitore che lo accompagna né tantomeno il cavallo che occupa la parte alta della scena. In questo suo viaggio verso Cristo, sembra volerci dire l’autore, il santo sarà spesso solo, posto di fronte a persone indifferenti o chiuse a qualunque messaggio, capaci di avere la luce davanti occhi, ma di non vederla neppure. I veri ciechi, insomma.

Conversione di San Paolo (Santa Maria del Popolo)

LE ALTRE APPARIZIONI DI CRISTO A PAOLO

Cristo apparve a Paolo in altri momenti fondamentali della sua vita, come per esempio, subito dopo il suo battesimo, quando descrive di essere stato addirittura rapito in estasi nel tempio di Gerusalemme e quando dovette fare i conti con il proprio passato, cioè nella sua disputa con i farisei ai quali apparteneva la sua famiglia.

A Gerusalemme subito dopo aver ricevuto il battesimo:
"17Dopo il mio ritorno a Gerusalemme, mentre pregavo nel tempio, fui rapito in estasi 18e vidi Lui che mi diceva: Affrettati ed esci presto da Gerusalemme, perché non accetteranno la tua testimonianza su di me. 19E io dissi: Signore, essi sanno che facevo imprigionare e percuotere nella sinagoga quelli che credevano in te; 20quando si versava il sangue di Stefano, tuo testimone, anch’io ero presente e approvavo e custodivo i vestiti di quelli che lo uccidevano. 21Allora mi disse: Va’, perché io ti manderò lontano, tra i pagani". (Atti 22,17)

A Corinto:

9E una notte in visione il Signore disse a Paolo: "Non aver paura, ma continua a parlare e non tacere, 10perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male, perché io ho un popolo numeroso in questa città". 11Così Paolo si fermò un anno e mezzo, insegnando fra loro la parola di Dio. (Atti 18,9)

E di nuovo a Gerusalemme dopo aver disputato con i sadducei e i farisei (di cui egli stesso aveva fatto parte):

6Paolo sapeva che nel sinedrio una parte era di sadducei e una parte di farisei; disse a gran voce: "Fratelli, io sono un fariseo, figlio di farisei; io sono chiamato in giudizio a motivo della speranza nella risurrezione dei morti". 7Appena egli ebbe detto ciò, scoppiò una disputa tra i farisei e i sadducei e l’assemblea si divise. 8I sadducei infatti affermano che non c’è risurrezione, né angeli, né spiriti; i farisei invece professano tutte queste cose. 9Ne nacque allora un grande clamore e alcuni scribi del partito dei farisei, alzatisi in piedi, protestavano dicendo: "Non troviamo nulla di male in quest’uomo. E se uno spirito o un angelo gli avesse parlato davvero?". 10La disputa si accese a tal punto che il tribuno, temendo che Paolo venisse linciato da costoro, ordinò che scendesse la truppa a portarlo via di mezzo a loro e ricondurlo nella fortezza. 11La notte seguente gli venne accanto il Signore e gli disse: "Coraggio! Come hai testimoniato per me a Gerusalemme, così è necessario che tu mi renda testimonianza anche a Roma". (Atti 23,11)


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