ISRAELE – DIARIO DI VIAGGIO – 6. Verso il Mar Morto – Il deserto sul confine

7 08 2012

Partiamo verso il Mar Morto e ci troviamo a passare lungo il confine con la Cisgiordania dove, ci spiega la nostra guida, i palestinesi si possono muovere liberamente, come pure gli israeliani e per questo motivo il confine è blindato. Si vedono chilometri e chilometri di alte reti elettrificate con l’alta tensione – ci dice ancora la guida – e, in effetti, ci sono cartelli con la scritta “danger” ovunque. In questa zona il territorio israeliano è strettissimo: una piccola striscia di terra di pochi chilometri. Al di là del confine, la Cisgiordania comprende anche territori sotto il totale controllo dell’autorità palestinese, come la città di Gerico, dove gli israeliani non possono più entrare. Ogni tanto, poi, all’interno di questo pericoloso reticolato, che purtroppo ne ricorda altri tristemente famosi, si aprono cancelli dove possono passare i coloni per andare a lavorare la terra dall’altra parte. Intorno tutto è deserto, non un’anima viva, come già abbiamo visto sul Golan, solo una lunga striscia di asfalto che si snoda lungo il confine e auto che passano. Vedo dei gabbiotti alti fatti di rete metallica, a volte protetti anche con filo spinato: dentro ci sono tubature dell’acqua con rubinetti e valvole, tutti posti dalla parte israeliana, un’immagine che si commenta da sola… Poi dicono che i palestinesi non fanno crescere neanche una pianta nei loro territori. Certo però che se i presupposti sono questi… Nel deserto ci sono anche accampamenti beduini che si scorgono ogni tanto e di cui si intuisce la miseria e la vita durissima, considerando le temperature.Lungo il percorso, che segue il corso del Giordano, visitiamo il bellissimo sito archeologico di Bet She‘ an, l’antica Scytopolis, capitale della Decapoli. Le origini antichissime del sito sono testimoniate dal tell el-Husn che sorge accanto alla città bassa, di epoca ellenistico-romana. Qui, probabilmente era posizionata l’acropoli, sulla sommità della quale si vedono oggi le rovine di una chiesa bizantina con alcuni mosaici e della fortezza crociata. Dai saggi effettuati si è stabilito che la collina, in realtà, è costituita dalla rovine sovrapposte di 18 strati di insediamenti molto antichi, a partire dal Neolitico (3500 a.C.) fino all’epoca araba. La città fu probabilmente fondata dai Cananei nel 3000 a.C. e viene ricordata per la prima volta da documenti egizi del XIX secolo a.C. Fu conquistata poi dagli egiziani nel XV sec a.C e divenne una loro importante fortezza in Palestina da dove esercitavano il dominio sulla regione. Nel XII sec. a.C. divenne una città israelitica e, in seguito, dopo il dominio persiano, nel III sec. a.C, in seguito alla conquista da parte di Alessandro Magno, assunse il nome di Scytopolis per via del presidio di un contingente di arcieri chiamati sciti. Venne poi inserita tra le città della Decapoli (le dieci città della Samaria) da Pompeo Magno e divenne capitale della provincia romana Palestina Secunda. Continuò ad essere un importante centro cristiano in epoca bizantina con molte chiese e monasteri, fino all’avvento dei crociati che ricostruirono la fortezza. La città tornò a fiorire fino alla conquista del Saladino1187 che ne segnò la decadenza.Di tutte le fasi ricordate, sul tell sono state trovate importanti testimonianze come la dedica al dio cananeo Mekal, una stele del faraone Seti I , resti della fortezza egizia e statue di Ramses II e III, nonché strutture in mattoni risalenti all’età del Ferro. Qui è stata trovata anche una testa di Alessandro Magno vicino al tempio romano di Giove che sovrastava l’acropoli e costituiva il punto di arrivo della via sacra che saliva al colle. La città ellenistico- romana, sorta a partire dal III secolo a.C. nella pianura sottostante, è veramente notevole con una grande struttura termale di epoca tardo antica ben conservata, con mosaici pavimentali nei diversi ambienti e la struttura di riscaldamento ancora ben visibile. Lì vicino troviamo, molto ben conservate, anche le latrine pubbliche dall’aspetto quasi “salottiero”, visto che i romani, in genere, si intrattenevano in questi ambienti chiacchierando amabilmente. Visitiamo il teatro, uno dei più grandi di Israele, fatto erigere da Settimio Severo: poteva, infatti, contenere 7000 spettatori e la scaena frons a due piani era impreziosita da statue inserite entro nicchie. Cammino con una certa emozione sui grandi lastroni di pietra della cosiddetta via del Palladio cioè il cardus maximus della città, con l’esedra, l’odeon, i magnifici colonnati ionici, la facciata semicircolare del tempio di Dioniso a cui la città era consacrata. Da questo edificio – probabilmente risalente all’epoca di Marco Aurelio – crollato nel terremoto del 749, si accedeva ad un porticato che conduceva alla via sacra. Infine, a coronamento della magnifica strada principale, sorgeva un grande ninfeo. Una struttura che mi ricorda alcune città viste in Turchia, in particolare Perge. E’ proprio vero che questi architetti ellenistico-romani costruivano tutto con lo stampino; però la bellezza, in fondo, fa sempre piacere: è il nostro vero “capitale” commenterebbe Philippe Daverio. Il fascino della grande sapienza degli antichi nella concezione estetica della città resta inalterato. Proseguiamo il nostro itinerario sempre più verso sud, in mezzo al deserto. Quando arriviamo in vista del Mar Morto il paesaggio appare veramente spettrale, anche perché è tutto di un giallo spento o bianco e le rocce sono completamente incrostate di sale, mentre l’acqua è decisamente azzurro-verde. Si intuisce già dal colore la concentrazione di sali decisamente superiore alla media, perché somiglia, sebbene alla lontana, a quella di certi specchi d’acqua calcarea o alle lagune con acqua stagnante. Arriviamo finalmente a destinazione in hotel: una specie di cattedrale nel deserto nel vero senso della parola, visto che è semplicemente una struttura creata solo per i turisti. Intorno qualche negozio e poi il nulla… E’ comprensibile: chi può vivere qui? Mi dicono che il termometro segna 50 gradi o giù di lì. Non lo voglio sapere. Il benvenuto ce lo dà l’acqua che esce dai rubinetti dell’albergo completamente calda. Il concetto di acqua fredda non esiste. Ma noi, intrepidi, ci avviamo verso il lago con il cappello per proteggerci in qualche modo dal sole a picco, sebbene con scarso successo.. Proviamo ad andare a fare i famosi bagni nell’acqua densa e salata e lo choc è notevole: sembra di galleggiare nella melassa bollente, con la differenza che la concentrazione di sale è talmente alta che mi sento bruciare la pelle ovunque. Fuggo inorridita dopo pochi minuti. Liguria dreaming… sognando il mare, quello vero. La nostra guida ci consola facendo finta di pescare in questa specie di salamoia dove nulla può vivere. Alla fine tira su la lenza e c’è un pesce bello grosso attaccato all’amo, di gomma, ovviamente , ma una ragazza americana che passa di lì abbocca sul serio ed esclama: “Wonderful!!!” E noi, mentre ci dirigiamo ormai cotti a puntino verso le docce di acqua dolce, ci facciamo un sacco di risate per consolarci. Ma c’è una sorpresa: anche l’acqua dolce ha quasi la stessa temperatura di quella che abbiamo appena lasciato… Un vero incubo! Allora pensiamo di andare nella piscina dell’hotel, ma anche lì l’acqua sembra brodo caldo, più o meno. Per una volta l’aria condizionata “a palla” è provvidenziale, ormai eravamo pronti per essere serviti a tavola nel vassoio dei bolliti! E già salati per giunta!

Facciamo un ultimo disperato tentativo per vedere se il clima subisca qualche variazione al tramonto del sole e usciamo dopo cena. Tutto inutile: alle 10 di sera sembra che un phon gigante ci getti contro un vento forte e caldissimo. Il Mar Morto è a 400 metri sotto il livello del mare dentro la più profonda depressione della Terra e il clima estivo è così, non c’è scampo, mentre d’inverno dicono faccia molto freddo. Questo deserto è anche estremamente insidioso: infatti, sepolti in mezzo alla sabbia ci sono degli enormi cristalli di sale che quando vengono a contatto con l’acqua si sciolgono e creano delle pericolosissime doline che si aprono nel terreno trascinando nel sottosuolo tutto ciò che sta sopra di loro, auto, campeggi e perfino case. Inoltre a causa del regime torrentizio delle acque è estremamente pericoloso stare sotto le zone montuose perché nella stagione invernale possono venire improvvise piene che trascinano via ogni cosa.

Un ottimo posto per meditare sulla vanità del tutto…. Luogo di eremiti e ribelli, di romani invasori e patrioti, di santi e di re con manie di persecuzione e grandezza, ma questa è un’altra storia: alla prossima puntata.


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